Itinerari all'Isola d'Elba: Rio nell'Elba

Rio nell'Elba
Diario di: Redazione GoTellGo
Autore: Redazione GoTellGo
Goteller: Redazione GoTellGo
Categoria: turismo culturale
Creato il: 22/05/2010
Data Da: 25/09/2009
Data A: 25/09/2009
Licenza: Creative Commons License
Nazioni: Italy
: Rio nell Elba
Posti visitati: Isole Toscane, Grassera, Fortezza del Giogo, Santuario di Santa Caterina d Alessandria, Volterraio, Museo minerario, Chiesa del Padreterno e della SS Trinità, Chiesa dei SS. Giacomo e Quirico
Parole chiave: lavatoi pubblici

Distante circa 25 km da Portoferraio, il paesino, a 170 m s.l.m., domina la valle verso Rio Marina. Sembra che il nome derivi dal latino rivus, a causa di una sorgente nei pressi. Il borgo medievale, tra i meno frequentati dell’isola, è ricco di storia sofferta: eretto nel X secolo, venne fortificato nell’XI secolo dai Pisani. Nel 1534 venne devastato dal corsaro Barbarossa e successivamente rifortificato dagli Appiani. Con la creazione del Comune di Rio Marina, il borgo è andato via via spopolandosi, ma ci si respira ancora quell’atmosfera di quando il paese era un borgo minerario per eccellenza. È magnifico passeggiare tra gli stretti vicoli, con le case abbellite da terrazzi fioriti e porticati. Nella piazza molti negozi vendono minerali per collezionisti.

In paese

Chiesa dei SS. Giacomo e Quirico: inglobata nella cinta muraria del paese, la chiesa, simile a una fortezza, è accessibile dalla piazza principale. I bastioni fortificati riportano subito alla mente i periodi quando questo paesino oggi spopolato veniva sottoposto ai terribili attacchi del Barbarossa e di Dragut.

 Chiesa del Padreterno o della SS. Trinità: eretta lungo la strada per Rio, è una struttura settecentesca con tre arcate in facciata e torre laterale. L’interno, con volta ad arco, conserva un altare barocco fiancheggiato da due colonne in marmo nero originario delle cave di S. Caterina. Degno di nota è il dipinto secentesco sopra l’altare raffigurante il Padreterno e lo Spirito Santo in forma di colomba che discende verso il crocifisso.

Lavatoi pubblici: ampi e illuminati da grando finestroni ad arco, si trovano in fondo al paese. Non se ne conoscono altri in tutta l’isola.

Museo minerario: sito in via Cesare Mazza, il museo contiene 700 esemplari della Collezione Alfredo Ricci, provenienti per lo più dall’Elba orientale e dal Monte Capanne. Su richiesta, il museo organizza visite guidate nelle antiche miniere di ferro. Nella collezione sono presenti numerosi campioni di eccezionale bellezza, notevole rarità e significato scientifico, ma il suo principale requisito risiede nel fatto che essa rappresenta una completa campionatura di quel “museo mineralogico all’aperto” che è l’Isola d’Elba.

<<Ora sì che siamo nel paese del ferro. Le acque in cui si specchia il paese di Rio, se possono delle acque a quel modo chiamarsi uno specchio, son tutte sporche di una mota rossiccia composta di ossido di ferro; cosicché sembra proprio di navigare nella palude infernale dello Stige. Monti di terra rossa sovrastano alla torba marina. I rigagnoli del villaggio corrono rossi, e tutta l’aria è impregnata di polvere dello stesso colore che entra nella gola e negli occhi>>. (Jack La Bolina, L’Arcipelago Toscano, 1914)

 

Le spiagge

  • Bagnaia: ghiaia e sabbia, ben attrezzata, molto frequentata
  • Nisporto: sabbia e ghiaia, si conservano i resti di un’antica fornace
  • Nisportino: sabbia, mai troppo affollata
  • Zupignano: ghiaia, molto tranquilla, raggiungibile dal mare o a piedi con difficoltà  
  • Le Secche: ghiaia, minuscola, molto tranquilla, bei fondali                            
  • La Rivercina: sabbia, molto assolata, raggiungibile con difficoltà
  • I Mangani: ghiaia, tranquilla, accessibile solo via mare, acqua cristallina    

 

Itinerari consigliati

Volterraio: percorrendo la strada per il passo "Li Stretti", si giunge in località Ottone, sotto al Picco del Volterraio (380 m s.l.m.), dominato dalla rocca pisana, rimasta sempre inespugnata nel corso dei secoli, anche durante il feroce attacco del Barbarossa nel 1544. Parcheggiati i veicoli all’altezza delle casematte in cemento, si percorre a piedi un sentiero accidentato (20 minuti) e, oltrepassata la cappella fortificata di San Leonardo, si arriva alla fortezza, purtroppo in stato di semiabbandono. Si riconoscono le aree difensive, il pozzo, una cappellina cinquecentesca, i cammini di ronda, i sotterranei. Curiosa l’illusione ottica secondo cui nel Cinquecento, per impressionare maggiormente i nemici, i merli erano stati costruiti più piccoli per fare apparire il castello più imponente. Il complesso risale al XII secolo, ma aggiunte vennero fatte fino al XVII. Il nome gli deriva dal latino vultur, in ricordo degli avvoltoi che un tempo dovevano volteggiare sullo strapiombo, o dall’etrusco ful tur = alta roccia. Secondo la leggenda fu addirittura la regina Ilva a volere questo castello.

Santuario di S. Caterina di Alessandria: raggiungibile da un bivio lungo la strada per Nisporto, il santuario è costituito da una chiesetta settecentesca, eretta su un edificio preesistente. La facciata presenta una porticina sormontata da un timpano e fiancheggiata da due finestrelle con cornici di pietra. L’interno, che conserva molti ex voto di marinai scampati alle tempeste, è a navata unica con soffitto a capriate. L’altare è fiancheggiato da colonne in pietra scura proveniente da cave locali. A destra della chiesetta si erge il piccolo campanile. L’ultimo eremita soggiornò nella Chiesa fino al 1858. Da allora la chiesa è chiusa e viene aperta solo il lunedì di Pasqua in ricordo dell’apparizione della santa.

Fortezza del Giogo: dalla strada per Cavo un sentiero poco agevole in salita, da percorrere a piedi (40 minuti), conduce alla vetta del Monte Giove (m 352). Qui, sul luogo dove in antico doveva esistere un tempio al dio greco, svettano dalla vegetazione infestante i ruderi della Fortezza del Giogo, eretta nel 1460 da Giacomo III Appiano contro gli attacchi dei corsari. Venne distrutta nel 1553 da Mouroy de Pinel, governatore spagnolo di Porto Longone. Il panorama è talmente magnifico che sembra che Napoleone avrebbe voluto costruire in questo luogo una dimora privata.

Rovine di Grassera: a due chilometri da Rio, attraversata la vecchia zona mineraria, un sentiero conduce alle rovine di Grassera, rasa al suolo dai turchi nel 1534. Rimangono solo i ruderi della chiesetta romanica di S. Quirico eretta dai pisani nel XII secolo. È ancora visibile la piccola abside.

«La terra di Rio, come la più vicina al luogo dello sbarco, fu la prima ad essere investita, spopolata e saccheggiata. Nessuno del suoi terrazzani sorpresi nel sonno e nelle abitazioni poté scampare alle mani già provvedute di quei feroci invasori. Le grida di quegli infelici e i loro pianti furono sentiti quasi subito da quei di Grassera, verso della qual terra ancora si incamminavano i Turchi. [...]. Ma già il sole montava sull’orizzonte e le tristi nuove dell’aggressione e saccheggi dei Turchi erano giunte alle popolazioni di Capoliveri, di S. Pietro, di S. Ilario, di Poggio, di Marciana e perfino di Pomonte. La campana suonata a martello delle loro pievi annunciò il pericolo e la necessità di prevenirlo con l’armarsi in massa ed accorrere nel riese.[...]. Corsero subito: troppo tardi però: i caicchi turchi già si staccavano dalla spiaggia quando quelli vi giunsero: il tirare sopra quei legni era un sacrificare coi rei anche gli innocenti; abbisognò pertanto restarsi con disperazione sul lido del mare». (Ninci, 1898)

 

Wikipedia: Rio nell'Elba