Roma, quartiere San Lorenzo: i murales di Santiago Morilla al Pastificio Cerere
Autore: GoTellGo Exhibitions
Goteller: Redazione GoTellGo
Categoria:
Creato il: 22/05/2010
Data Da: 24/03/2010
Data A: 24/03/2010
Licenza:
Nazioni: Italy
: roma
Posti visitati: Pastificio Cerere, Quartiere San Lorenzo
Parole chiave: Santiago Morilla, Murales, semoleria
Una passeggiata nella semoleria pastificio dei primi del Novecento, trasformata in centro culturale per la promozione dell'arte contemporanea.
La "semoleria-pastificio" Cerere, così chiamata in onore della dea delle messi, venne costruita nel 1902 su progetto dell'architetto Satti. Insieme alla Vetreria Sciarra e alla fabbrica della Birra Wührer, costituiva uno dei maggiori complessi industriali del quartiere. Venne gradualmente dismessa a partire dalla fine della seconda guerra mondiale. A partire dal 1960 i locali della fabbrica iniziarono a ospitare numerosi atelier di pittori e scultori, artisti più o meno famosi.
Tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta qui si sviluppò la cosiddetta "Scuola Romana di San Lorenzo", di cui facevano parte artisti famosi come Nunzio, Bruno Ceccobelli, Gianni Dessì, Giuseppe Gallo, Piero Pizzi Cannella, Marco Tirelli, celbrati nell’estate del 1984 dalla mostra "Atelier", progettata dal critico d'arte Achille Bonito Oliva.
L'edificio, che si affaccia su tre lati - via Tiburtina, via degli Ausoni e piazza dei Sanniti - ospita a partire dal 2005 la Fondazione Pastificio Cerere, polo culturale del quartiere con uno spazio dedicato alle mostre di 130 metri quadrati.
Il 24 marzo 2010 ha debuttato qui l'artista spagnolo Santiago Morilla, realizzando dei murales in uno dei cortili del palazzo. Leggiamo dalla brochure della mostra che questo primo "intervento dell'artista si ispira idealmente alle sculture cointenute nelle arcate del Colosseo che sono state rivisitate come architettura nell'architettura, creature antropomorfe che si sono animate per costruire un loggiato organico illusorio". Il risultato dell'intervento artistico è costituito da corpi umani di forma totemica che si intrecciano "nei fili della storia, dei sentimenti, del sesso e della vita in generale, fino a diventare prigionieri e schiavi dei propri nidi e quindi di sé stessi".
E se poi si vuole, si può terminare la serata con una cena nel ristorante
annesso al Pastificio, progettato dall'architetto Roberto Liorni, la cui cucina è affidata allo chef Stefano Preli.
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