Due settimane in Rajasthan

India
Diario di: Giuliana
Autore: Giorgio Russomanno
Goteller: Privato
Categoria: turismo culturale
Creato il: 27/02/2011
Data Da: 26/12/2010
Data A: 06/01/2011
Licenza: Creative Commons License
Nazioni: India
: delhi
Posti visitati: mandawa, Bikaner, Jaisalmer, jodpur, pushkar, Jaipur, agra

Natale: preparazione del viaggio. Dopo in pranzo di Natale con Maurizio e fam., preparazione delle  valigie, acquisto Pages, relax. Controllo documenti, biglietti, prenotazione parcheggio a Fiumicino.

26 dicembre. Alzataccia alla 5. Veloce preparazione poi alla svelta all'aeroporto. Long term parking, navetta, imbarco come sempre. Primi contatti con compagni di viaggio. Una coppia di Livorno, arrivati in aeroporto dalla sera prima... Volo Roma - Zurigo, Zurigo - Delhi. Scambi di posto tra viaggiatori perché l'agenzia non ha provveduto a lasciare la scelta dei posti agli utenti ma li ha assortiti a caso. Un gentile signore che viaggia da solo ci concede il suo posto e così con Giuly possiamo viaggiare accanto. Arriveremo a mezzanotte e poi subito in albergo dopo il contatto con l'incaricato dell'agenzia. A Delhi c'è nebbia e rischiamo di essere dirottati su Mumbay. Sarebbe un disastro per la vacanza. L' aereo gira un'ora sull'aeroporto senza atterrare poi, alle 2 del mattino ora locale si tocca piede sul suolo. Al ritiro bagagli ci va di lusso e all'uscita troviamo subito anche il corrispondente. Purtroppo però una famiglia di partecipanti non riceve un bagaglio così noi dobbiamo aspettarli. Morale: tra una cosa e l'altra si arriva in albergo alle 5 per poi doversi svegliare alle 9. Quindi anche domani sarà....

27 dicembre... Un'alzataccia! Oggi giro di Delhi. Vediamo il Forte Rosso ma solo dall'esterno perché lunedì è chiuso. Vediamo la Grande Moschea Jama Mashid,, il parco dove fu cremato Gandhi, chiamato il Raj Ghat, passiamo nel quartiere politico amministrativo ammirando la India Gate e i palazzi del Governo. Poi, nel pomeriggio visitiamo (a piedi nudi e con bandana arancione sulla testa) il tempio Sik e infine il sito archeologico di Qutb Minar, con enorme torre della vittoria in pietra rossa istoriata. Tra una visita e l'altra, comunque, abbiamo modo di dare uno sguardo a questa città di 20 milioni di abitanti: traffico, povertà, sottosviluppo ma anche dinamismo, miglioramento delle prospettive di vita.  Molti turisti indiani, famiglie sobrie ed eleganti in gita, tanta storia, tanta cultura e tanti approcci diversi e compresenti alla vita. Il primo giorno di viaggio, una prima fascinazione.

28 dicembre. Da Delhi a Mandawa. Classico tappone di trasferimento. La vita si svolge sulla strada e quindi non é una giornata inutile. Ci fermiamo a mezzo percorso in una zona a vocazione industriale (fornaci di mattoni). Il dromedario viene usato come bestia da tiro. Bambini che chiedono elemosine. Fa fresco, tanto da dover usare la felpa. Il ristorante scelto per il pranzo è posizionato in corrispondenza al posto dove si pagano le tasse ma l'addetto non c'è. Siamo bloccati fino a che non torna (2 ore e mezzo). Meno male che usiamo questo tempo per il pranzo. La  nostra guida-accompagnatore parlaun buon  italiano. Ci intrattiene parecchie ore con spiegazioni varie circa tutti gli aspetti della vita indiana (religione, economia, storia, costume). Arriviamo a sera fatta in un hotel spettacolare, il Desert Resort, una struttura fatta come un villaggio di fango secco ma lussuoso ed arredato alla indiana.

29 dicembre - visita di Mandawa. Dopo colazione si parte per visitare i famosi haveli, residenze dei ricchi commercianti rajastani del XV - XVIII secolo, tutte affrescate, dentro e fuori. La cittadina è mal conservata così come le haveli. Alcune aperte, altre chiuse e abbandonate. Anche gli affreschi avrebbero bisogno di un ripassino, in ogni caso le raffigurazioni delle divinità, delle scene di vita, degli oggetti che gli indiani hanno visto agli inglesi, come le navi e le biciclette, sono stupende. Il tempo è rimasto brutto ma non piovoso. All'una si parte per Bikaner. Si arriva alle 5 e si va subito in città. Facciamo una passeggiata nella strada del mercato con tremendo frastuono dei mille motorini puzzolenti che sfrecciano incuranti die pedoni, delle mucche, degli ambulanti. Ai lati della strada i negozi tradizionali, con enormi insegne colorate e scritte in hindi. Passiamo accanto al Forte rosso che andremo a visitare domani. Frastornati, impolverati e affumicati torniamo al Heritage Resort dove ci attende una bella doccia e poi la cena. Della cucina indiana parleremo più avanti.

30 dicembre - Bikaner - Jaisalmer. Si organizza una puntata facoltativa al Tempio dei Topi, 40 km lontano dalla città. Il pezzo forte della giornata è la visita al palazzo del Maharaja Bika ( da cui "Bikaner") del XVI secolo. Cortili, padiglioni, sale di rappresentanza, appartamenti privati, esposizioni di armi e persino di un aereo donato dagli inglesi per l'aiuto militare e politico dato durante la I guerra mondiale: questi i contenuti di una sontuosa residenza reale in stile moghul. L'esterno, oltre il caratteristico colore rosso, è molto ornato di elementi decorativi di tipo arabo e floreale, motivi present anche all'interno. Fuori del palazzo, ma sempre dentro le mura fortificate, bei giardini regolari che contrastano con il suolo arido dei dintorni. Dopo pranzo si parte per Jaisalmer, una delle città più meridionali del nostro tour. Il percorso è una lunga traversata nel deserto arido del Rajasthan. E' deserto non perché non ci sia vegetazione ma perché non c'é presenza umana. Dopo cena si può fare una visitina in un negozio kashmere.

31 dicembre - Jaysalmer. Secondo pernotto nell'hotel Rang Mahal (ottimo sia come camere ed accoglienza che come cucina).

La città vive evidentemente di turismo. Innumerevoli sono i negozi di tessuti, artigianato ed oggetti vari, tutti coloratissimi e tutti destinati al mercato per occidentali. Trattare sul prezzo è indispensabile se non si vuole essere spennati (ma anche trattando non si fanno affari eccezionali!!!). La mattina visita al lago, poi a piedi si percorrono i vicoli della città bassa con gli incredibili haveli istoriati (non dipinti). Alcuni haveli sono abitati, un paio - i più splendidi - si possono visitare all'interno. Davvero sorprendenti nel lusso degli elementi decorativi, della mobilia, degli affreschi sulle pareti e delle balconate cesellate che danno sul cortile interno. Data la quantità di negozi qualcosa si concede allo shopping lungo i vicoli della città alta che consiste in un forte circondato da possenti e lunghe mura su un contrafforte roccioso che domina dall'alto tutta l'assolata pianura circostante. Si entra passando per una maestosa porta cesellata in legno rinforzato e si accede ad uno slargo in salita. Da lì vicoli e stradine mostrano la stessa sequenza di negozietti e haveli. Da visitare almeno uno dei opulenti templi jainisti, riccamente lavorati in pietra arenaria color oro. Jaisalmer viene infatti denominata la città d'oro.

Il pomeriggio è dedicato ad una cosa inconfessabile: la gita sul cammello! Qui la solita, fantozziana routine di tutti i paesi caldi si arricchisce di un elemento in più: il tramonto sulle dune! La scenografia araba poi, ha affascinato anche e sopratutto i locali che affollano le dune come un esercito di beduini che si staglia sul profilo della sabbia, in attesa del grido di assalto ad Aqaba. E' l'ultimo tramonto dell'anno, anzi, del decennio, quindi, comunque, rimarrà memorabile, come lo è stato il capodanno del 2000 in Birmania. Nell'albergo si è organizzata una grande festa con musica punjabi e barbecue all'aperto. Danze e musica tradizionali contaminate da ritmiche occidentali, fuochi d'artificio quando scocca l'ora X, abbracci e baci per gli auguri di buon anno.

Capodanno 2011. Jaisalmer - Jodpur. Partenza presto per la città blu, sito raggiungibile da Jaisalmer in circa 5-6 ore. Una volta completate le sistemazioni alberghiere partiamo per la visita di Jodpur, appena dopo pranzo. Prima andiamo al cenotafio del maharajah, un notevole complesso in marmo bianco, cesellato di fuori quanto essenziale dentro, nella sua camera commemorativa con effigi dei maharajah e dei loro parenti. Il monumento si trova a poca distanza dall'incredibile forte Mehrangarh... quest'ultimo eretto sopra un'altura rocciosa che in molti lati assume l'aspetto dello strapiombo. Sul masso è stata realizzata una delle opere architettonica più significative dell'India, per la sua estensione, la sua ardita imponenza, la raffinatezza e pervasività del cesello in pietra osservabile nelle porte, nelle finestre, nella grate. Altra meraviglia, il colore della pietra, sia quella intonsa dello sperone roccioso, di un rosso carico che tende al granata, sia quello delle pareti manufatte, della stessa sfumatura carminio e che, per la minuzia della lavorazione sembra intagliata nel legno. Le sale interne e le mostre di oggetti che vi sono aspirate (armi, lettighe, oggetti in avorio, ecc.), così come gli affreschi alle pareti aggiungono luce dorata e ricchezza se non lusso ad un sito veramente impressionante. Il sito viene visitato da una moltitudine di turisti locali per cui passiamo il pomeriggio tra architetture e tessuti, sari, famiglie e studentesche indiane. Discendiamo dal forte a piedi per immergerci dentro la città blu. Le casette rivestite da intonaco indaco costeggiano vicoli affollati e caotici di negozietti e baracchini che vendono i cibi di strada più esotici e speziati. In questo dedalo siamo condotti in un enorme negozio cupo che sembra uno sporco bazar, con montagne di coperte e tessuti colorati. Polvere e disordine celano la vera preziosità del luogo che rappresenta lo showroom di una grande fabbrica di tessuti che fornisce i migliori stilisti del mondo. Hermes, Kenzo, Cavalli, Loro Piana commissionano a Maharani - il nome del proprietario - copriletto, tovaglie, sciarpe e stoffe varie. Le rimanenze, che non può vendere sotto il logo di queste marche, costituiscono il prodotto super-scontato ma di qualità eccelsa. Non ci facciamo sfuggire l'occasione di un acquisto caro ma molto conveniente. Dopo lo shopping ritorno in albergo, il Plaza Park, di ottima qualità.

2 gennaio 2011 - Jodpur - Pushkar -  Jaipur. Un altro tappone di trasferimento ma con una sosta pregevole. La strada Jodpur - Jaipur taglia trasversalmente tutto il Rajasthan, da ovest a est. Si parte presto (alle 7.30, se non fosse per un lieve ritardo dovuto al fatto che ho lasciato la macchina fotografica su una sedia della hall dell'albergo. Me ne accorgo subito quindi chiedo alla guida di tornare immediatamente indietro raccogliendo unanime comprensione...). La guida sceglie un percorso più breve ma scomodo per la strada sconnessa e tortuosa. L'arrivo a Pushkar é davvero sospirato dopo ore di scossoni e una pipì tra i cespugli. La cittadina è un piccolo borgo caotico su un lago dove si trova un raro tempio dedicato a Brahma, con i classici gradini (ghat) che degradano fino all'acqua. Ci si tolgono le scarpe, il marmo bianco degli scalini è pulito, ogni tanto una mucca viene ad abbeverarsi percorrendo i Ghat indisturbata come fosse un fedele. Seduti sui Ghat un officiante ci impartisce una benedizione attraverso una orazione ripetitiva che evoca i propri cari e chiede al dio protezione, salute, buona sorte ed ogni felicità. Noi ripetiamo i versetti recitati dall'uomo in inglese, ci versa nelle mani unite petali di rose e polverine colorate, poi ci tocca la fronte con una tintura rossa lasciandoci il classico punto rosso che caratterizza così inequivocabilmente un viaggio in India. Dopo aver percorso a ritroso la strada che conduce al lago comprando qua e là da negozietti per turisti piccoli souvenir, risaliamo sul pullman. A sera arriviamo finalmente a Jaipur. Una telefonata della guida ci fa sapere che il Governatore della regione é morto inaspettatamente e che le località da visitare saranno chiuse domani in segno di lutto. Il programma deve quindi essere cambiato ma ciò non si rivelerà un disguido troppo forte. Una cena indiana e poi in albergo a riposarsi dopo una giornata passata sulla strada.

3 gennaio - Jaipur. Jaipur fa parte delle 4-5 località indiane famose nel mondo, citate ampiamente in letteratura e ricompresa nel giro turistico "classico" dell'India, come Delhi, Agra e Benares (Varanasi). Visitiamo per primo il palazzo reale, collocato al centro della città. Le sue lunghe mura sono tinte di un morbido color ocra-mattone, una sfumatura di arancio terroso   ripreso anche da tutti gli altri edifici. Questa tinta omogenea, chiamata dagli inglesi "pink", é stata scelta dal maharaja in segno di ospitalità, in occasione della visita del re inglese Edoardo VII. E' per questo che Jaipur porta l'appellativo di città rosa. Il famoso Osservatorio di Jaipur è chiuso per la scomparsa del Governatore, possiamo solo intravedere da fuori le mura la alta scala che funge da meridiana. Lungo i trafficati viali della città, la cui trama regolare ne rende evidente la struttura urbanistica pianificata, si dispiegano i mille negozi che vendono di tutto (dalle macchine da cucire alle lenticchie, dalle frittelle fatte al momento alle innumerevoli spezie colorate e sconosciute nel nome e nel profumo). Si arriva così di fronte al Palazzo dei Venti, perla architettonica assoluta ed icona di Jaipur.

E' un merletto ricamato e traforato di 900 finestrelle da cui le donne potevano osservare la vita cittadine senza essere viste, una situazione tipicamente "musulmana". La guida ci porta poi nella sede di una cooperativa che produce e vende tappeti e tessuti. Dopo aver osservato il ciclo di produzione dei tappeti (uno pregiato arriva  a contenere 380.000 nodi per metro quadrato, tutti fatti a mano) ci espongono la  merce, davvero strabiliante per la bellezza dei disegni, la brillantezza dei colori, la qualità delle sete e delle lane. Purtroppo un bel tappeto arriva a costare 6.000 euro, molto conveniente se consideriamo i prezzi europei ma pur sempre una cifra impegnativa. Ripieghiamo su altri lidi: io mi faccio fare su misura due camicie con colletto all'indiana, di ottimo cotone e manifattura classica. Giuly si fa confezionare un abito con camicia, pantalone e scialle, elegante e colorato, adatto per una cerimonia estiva. I veloci sarti della cooperativa realizzeranno il tutto in giornata e lo faranno recapitare a sera in albergo. Il pomeriggio lo dedichiamo a gironzolare da soli per la città, con immersione nei sordidi negozietti, in cerca di qualche regalino. Dopo cena arriva il commesso della cooperativa con i nostri abiti su commissione. Défilé in camera poi a nanna per una breve "nuttata" di sonno con sveglia all'alba.

4 gennaio - Jaipur - Agra. Il cambiamento di programma influenza anche la giornata di oggi che inizia con la visita al Forte Amber (è il vecchio nome della città e non si riferisce al colore ambra dei suoi palazzi). Partiamo presto, ancora circondati da nebbie che poi si diraderanno. L'approccio é esotico perché al forte, locato su uno sperone roccioso che si staglia tra cime e colline, ci si arriva a dorso di elefante! Si tratta di poche centinaia di metri, in rapida salita, che l'animale percorre dondolandosi e facendoci sporgere sul ciglio del dirupo. Le architetture moghul sono quelle consuete ma qui, oltre alla suggestione del luogo montano e il doppio fronte di mura tra cui quelle di un secondo, autonomo forte più recente, si mostra al suo massimo l'arte dello stucco, della lavorazione del marmo bianco e dell'abbellimento con gli specchietti. Il maharajah fondatore fa costruire anche 12 appartamenti per le altrettante mogli che aveva impalmato. Anziché con gli elefanti scendiamo da basso con jeep da 6 posti, ma analogamente lo sballottolio è notevole. Torme di venditori, che ci avevano assediato all'entrata, si fanno più insistenti, se non assillanti, man mano che ci si avvicina al pullman. Dopo la visita al forte il programma, già sottoposto a revisione significativa, prende una direzione ulteriormente diversa: sulla carta saremmo dovuti partire per Agra - 250 km ad est - via autostrada (4 ore), mentre prima veniamo avvisati di alcune manifestazioni di protesta della casta bassa che bloccano l'autostrada, poi ancora apprendiamo di altri blocchi per incidenti nei percorsi alternativi. Morale: passiamo la giornata in un defatigante zig zag lungo stradine di campagna sconnesse e tortuose, con l'unica consolazione di poter osservare lo svolgersi della vita quotidiana nei borghi agricoli, autentica forza indiana, economica, sociale e culturale. L'occasione è ghiotta per fotografie a ripetizione di tutti gli aspetti del modo di vivere tradizionale nelle campagne rajasthane, l'abitare, il mercato, la scuola, il lavoro nei campi, il vivere con gli animali, ecc. La velocità media crolla ed arriviamo ad Agra di notte, alle 7 e 30 di sera, senza aver potuto sostare nella città fantasma di Fathepur Sigri, sballottati, incimurriti e sconocchiati da 10 ore filate di frullato indiano. Dopo la doccia e la cena, breve visita ad un vicino negozio e di spezie e di tè, per regalini assortiti. Noi compriamo il masala chai, che tanto ci é piaciuto bere qui ed altre confezioni regalo di tè.

5 gennaio - Agra e ritorno in Italia. E' l'ultima giornata e sarà memorabile. Partiamo presto per il Taj Mahal, una icona assoluta del pianeta. La temperatura é rigida e la visita sugli ampi spazi e giardini dell'immenso parco viene condotta sempre con esposizione alla gelida nebbiolina della pianura gangetica, nell'inverno indiano. La perfezione architettonica del Taj é sublime, tanto più perfetta in quanto semplice ed essenziale. La resa fotografica, penalizzata dalla nebbia che limita la ripresa a distanza, è comunque d'effetto, data la notorietà del soggetto . Basta lo sfondo lattiginoso del Taj a rendere esotico e misterioso il quadro. Dentro l'enorme tempio funebre, dedicato all'Amore - un ossimoro che in architettura e non solo conferisce eternità ad un sentimento immenso ma fragile quanto la vita - due tombe di marmo bianco: quella al centro, piccola di lei, l'amata moglie. Di lato, un po' più grande, quella di lui, il potente maharajah guerriero, inconsolabile marito che tributa alla sua sposa uno dei più emozionanti atti di pace, di cultura, d'amore, del mondo, tanto da potersi annoverare tra le 4-5 grandi opere più romantiche dell'umanità; provo ad elencarne alcune: oltre al Taj, mettiamoci il Cantico di Re Salomone, Giulietta e Romeo, "Per Elisa" di Beethoven, i ritratti di Amedeo Modigliani alla moglie, su cui aleggia lo stesso spirito di morte incombente reso ancora più tragico dal bene del perduto amore.

Dopo il Taj, il viaggio può offrire ben poco d'altro. Una capatina al Forte rosso, fortezza di importanza storica non meno che architettonica, per le vicende politico-militari che vi si sono svolte, e poi un lungo ritorno a Roma, anonimo, lungo e scomodo, nell'infernale traffico di Delhi fino a Fiumicino, dopo una notte in dormiveglia. Inoltre siamo anche raffreddati (Giuly ha pure un po' di febbre) e non vediamo l'ora di riposare un po' al caldo delle nostre coperte.

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