13-16 maggio 2008. Rarotonga

Rarotonga_ibiscus
Autore: Sara
Creato il: 21/11/2008
Data Da: 13/05/2008
Data A: 16/05/2008
Pubblicato: Si
Licenza: No
: Rarotonga (Cook Islands)
Posti visitati: Avarua
Parole chiave: Ika Mata, birra di Samoa, lapidi nei giardini, lapidi nei giardini, dio Tevaroa, snorkeling, Library & Museum, Aururangi, Ian e Kay George, friday happy hour

Alle 6.00 scendiamo nella hall per consegnare la chiave e pagare la tassa di soggiorno (300 XPF, circa 2.50 € per due persone). Il pulmino arriva alle 6.10 e ci porta in aeroporto: salutandoci mi regalano la prima di una lunga serie di collane di conchiglie.

Stavolta dobbiamo imbarcare anche i trolley visto che il limite in cabina è di 3 kg a testa. L’aereo per Rarotonga, della Air Tahiti (VT 035) ha i posti non assegnati: saliamo a bordo e sediamo nei primi due posti davanti. Il volo dura 2 ore e 40 min. Dopo essere sbarcati, veniamo accolti dal tour operator locale che ci consegna i voucher per la settimana mentre una signora dai capelli ricci e rossi ci porge una collana di tiarè profumatissima e ci carica sul suo pulmino per condurci al nostro alloggio qui a Rarotonga.

Siamo in territorio neozelandese adesso: il senso di marcia è a sinistra. La strada che percorriamo giro intorno all’isola correndo tra il mare da un lato e la vegetazione dall’altro. Ogni tanto vediamo qualche costruzione: noleggi di auto e scooter, piccoli ristoranti, case basse. Nella direzione opposta passano motorini e bici: qui il casco non lo indossa nessuno. Il Palm Grove, in località Vaimaanga, è a metà strada nell’isola tra l’aeroporto e il centro principale di Avarua. Notiamo che a 200 mt. dal Palm Grove c’è un piccolo market e un ATM per il prelievo di dollari neozelandesi, che sarà comodo in seguito.

Una ragazza alla reception ci accompagna al nostro beachfront studio (B8) affacciato sulla spiaggia: una grande stanza con angolo cucina con frigo e microonde, un armadio in legno dipinto di bianco, un grande letto in bambù così come i pannelli intrecciati alle pareti e, soprattutto, una bella veranda dietro le porte-finestre scorrevoli che danno accesso alla spiaggia tra le palme. Ci sistemiamo e andiamo subito in spiaggia dove, oltre a noi, ci sono solo altre due coppie. La sabbia è rosa e l’acqua è trasparente, pulita e pure calda.

La mattina si fa colazione con pane tostato, cereali e frutta fresca: cocco, mango, papaia e frutto della passione, buonissimi. Le sere abbiamo sempre cenato al Yellow Ibiscus, il ristorante del Palm Grove, posto piacevole, comodo, e con una buona cucina. Alcuni piatti che abbiamo assaggiato: tranci di tonno grigliato e ricoperto da una salsa piccante, Ika Mata (pezzetti di pesce marinati in una salsa con pomodori crudi e cetrioli), chicken roulade (rollè di pollo prosciutto e formaggio servito con riso bianco e insalata mista), chicken piquant (pollo con salsa di pomodori e capperi), vino bianco, birra di Samoa, e, per dessert, fette giganti di torta alle mele, gelato.

Il secondo giorno visitiamo Avarua, centro principale dell’isola. Per arrivarci esiste un bus che fa il giro dell’isola (32 km in tutto) percorrendola nei due sensi di marcia, orario e antiorario; impiega un’ora circa a fare tutto il giro e si ferma in prossimità di tutti i principali alberghi dell’isola. Sulla mappa distribuita ai turisti c’è una tabella che riporta l’orario del bus per ciascuna fermata. Il biglietto si fa a bordo e costa 6$NZ a/r. Dopo circa 20 min. si arriva ad Avarua, dopo essere passati tra case seminascoste dalla vegetazione, con le lapidi nei giardini disposte in ordine tra fiori colorati e polli che scorrazzano liberi.

Ad Avarua andiamo al commissariato di polizia per farci rilasciare la licenza di guida: per noleggiare uno scooter, infatti, modo migliore per girare l’isola in libertà, occorre una licenza che viene rilasciata dopo aver compilato un modulo e al costo di 10$NZ. Per fortuna in Italia abbiamo anche la patente A per le moto e così otteniamo la licenza senza dover superare il test di guida! In centro acquistiamo una card per telefonare a casa, visto che quaggiù i nostri due cellulari non vanno proprio, neanche per gli sms.

Giriamo per i negozietti che vendono bellissimi pareo colorati, botteghe artigiane con statue del dio Tevaroa, borsette in madreperla e ventagli di bambu.
Il pomeriggio ci dedichiamo allo snorkeling nella laguna e fotografiamo i pesci che si avvicinano senza timore. Pesci argentati, a righe bianche e nere o coloratissimi; banchi di pescetti quasi trasparenti, anemoni e ricci di mare.

L’ultimo giorno torniamo ad Avarua col nostro scooter e ci fermiamo per una visita alla Library & Museum, situata in un basso edificio con le pareti esterne dipinte con figure umane, uccelli e fiori coloratissimi. All’interno, gli scaffali sono organizzati per soggetto: la bibliotecaria è una signora bianca dai capelli candidi che parla a bassa voce. Alcuni libri sono in vendita, e “si cercano assistenti volontari per quattro ore la settimana” come recita un cartello. Dalla sala biblioteca si accede, al costo di 3$NZ a persona, al piccolo museo che raccoglie foto dei primi abitanti delle isole e della visita dell’ambasciatore neozelandese, una raccolta di armi, strumenti musicali, suppellettili, canoe, conchiglie ed altri oggetti, tra cui costumi polinesiani usati nelle danze e nelle cerimonie sacre. C’è anche l’angolo dedicato a James Cook e alle sue tre spedizioni nel Pacifico.

Esposta in biblioteca notiamo una tela dipinta da un’artista locale che ci incuriosisce. La galleria personale si trova il località Aururangi e decidiamo di andare a vedere. L’artista si chiama Kay George e, insieme al compagno Ian George, artista neozelandese, si è trasferita nell’isola e ora gestiscono insieme questa galleria d’arte di opere personali e di altri artisti locali. Tra le opere quadri, arazzi, tavolette dai colori accessi che mischiano estro creativo e stampe di foto di giovani donne maori. Ci sono anche parei e capi di abbigliamento dipinti a mano.

Al rientro notiamo che al ristorante è in corso l’ happy hour del venerdì sera con musica dal vivo e ci fermiamo anche noi. Per la cena il ristorante è superaffollato: ci propongono di condividere il tavolo con altri ospiti e così sediamo insieme ad una coppia neozelandese con cui passiamo una piacevole ultima serata qui nell’isola.

Immagini associate

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