17-19 maggio 2008. Aitutaki

Aitutaki_amaca e palme
Autore: Sara
Creato il: 21/11/2008
Data Da: 17/05/2008
Data A: 19/05/2008
Pubblicato: Si
Licenza: No
: Aitutaki (Cook Islands)
Parole chiave: motu, island night, ukulele, danze polinesiane, hula, giro in canoa nella laguna, serata barbecue, tramonto polinesiano, escursione in barca nella laguna di Aitutaki, Moturakau, Honeymoon Island, gabbiani, snorkeling, One Foot Island, piĆ¹ piccolo ufficio postale del mondo, timbro sul passaporto

Alle 7.00 i sabato 17 maggio il pick-up ci porta in aeroporto. Il check-in è quasi surreale: i bagagli vengono pesati su grosse bilance verdi, la carta d’imbarco pare uno scontrino e l’assistente di terra, al momento di imbarcarci, esce in ciabatte e annuncia a voce l’apertura del gate del volo per Aitutaki. In tutto siamo una ventina di passeggeri. Il volo dura 45 min. Durante la traversata ripensiamo al fatto che alle Cook tutto sembra gestito da donne, gli hotel, i ristoranti, i pulmini (tranne il bus di Rarotonga!): gli uomini li abbiamo visti solo rastrellare giardini e fare i facchini.

Alle 9.30 arriviamo al Tamanu Beach, il nostro alloggio ad Aitutaki:qui abbiamo un garden studio (n. 111) in bella posizione in prima fila davanti al mare, vicino ad una minuscola piscina e a due amache piantate nella sabbia e fermate a dei tronchi.

Aitutaki è un’isoletta oblunga con una quindicina di motu in coda. Rispetto a Rarotonga è più piatta, senza grosse alture. Dall’aereo abbiamo visto l’ampia laguna turchese, un po’ coperta dalla foschia, e la fitta vegetazione che fa sembrare l’isola disabitata.

Come a Rarotonga, anche ad Aitutaki le case e i locali hanno tutti ampie verande aperte: la temperatura quasi sempre intorno ai 26°C consente una vita per la maggior parte del tempo all’aria aperta.

Anche qui noleggiamo uno scooter: stavolta la consegna è immediata, avendo già la patente di guida delle Cook presa a Rarotonga. Il noleggio di uno scooter costa 25$NZ al giorno: il casco non è previsto, anzi, se li chiedi ti guardano strano, quindi ci adeguiamo agli usi locali e partiamo per un giro dell’isola. Attraversiamo zone abitate con case-baracche in cui si intravedono lenzuola colorate al posto delle pareti e molti edifici di culto con cimitero annesso.

Sabato 17 maggio e ricorre la nostra prima settimana di matrimonio, decidiamo quindi di regalarci una “island night” all’Aitutaki Lagoon Resort e spa, un hotel di lusso che sorge su un motu. Ci si arriva con una piccola imbarcazione che traghetta gli ospiti avanti e indietro tra isola e motu. L’ambiente è elegante: mentre ci sediamo al tavolo, due ragazzi ci intrattengono suonando chitarra acustica e ukulele.

Ceniamo con filetto di tonno marinato in latte di cocco e cedro, misto a verdurine e peperoni a cubetti servito dentro una noce di cocco; carni varie arrostite e servite con salsa di frutta e altre tre salse locali dai nomi esotici (taro, arrowroot e kumara); infine, un tris di dessert tra cui torta di patate dolci con crema al limone, macedonia di papaia e cocco, banana fritta servita con gelato alla vaniglia.

Dopo cena il duo musicista lascia il posto alla spettacolo di danza: al suono di tamburi tre donne ballano la hula invitando gli ospiti a unirsi alle danze.

Il giorno dopo ci svegliamo con la pioggia. Mentre, con l’ombrello sulla testa ce ne stiamo lo stesso sulla spiaggia a rimirare le conchiglie, improvvisamente il tempo cambia ed esce il sole. Ne approfittiamo subito per prendere lo scooter farci un giro. Ci dirigiamo verso la parte dell’Aitutaki Lagoon Resort, dove siamo stati la sera prima. Col sole, la laguna qui è spettacolare: l’acqua bassa turchese e le lingue di sabbia bianca si alternano in un panorama quasi accecante. Due tipi in barchetta si arenano in un punto in cui l’acqua dovrebbe essere profonda, vista la distanza dalla riva: se ne stanno lì con le mani sui fianchi guardandosi intorno: forse però stanno solo ammirando il panorama “standoci dentro”, perché subito dopo rimontano sulla barchetta e se ne vanno.

Nel pomeriggio, rientrati al Tamanu Beach, forse ispirati dalla scena di prima, prendiamo una canoa e facciamo un giro ammirando l’isola rigogliosa dal mare, sospesi nella quiete.

La sera al Yellow Ibiscus c’è la serata barbecue: in attesa della cena prendiamo un cocktail al bar mentre ammiriamo il nostro primo tramonto nel Sud Pacifico: il tempo variabile a Rarotonga non ci aveva infatti consentito di ammirarne uno in tutto il suo splendore. Insieme a noi, una coppia neozelandese con cui brindiamo e facciamo due chiacchiere mentre il sole cala rapidamente all’orizzonte: alle 18 è già tramontato, ma che spettacolo! La sala del ristorante è piena e dividiamo così il tavolo con un’altra coppia, due australiani di Sidney, con cui passiamo una piacevole serata rispolverando il nostro inglese.

L’ultimo giorno facciamo un’escursione in laguna. Un pulmino ci preleva dal Tamanu Beach alle 9.30: oltre a noi, anche una signora tedesca, 4 russi, 2 ragazze canadesi, una coppia del New Jersey, una coppia svizzera e una neozelandese. Il pulmino ci porta al punto di attracco della Bishop Cruises, proprio vicino all’Aitutaki Lagoon Resort. Qui, il capitano, ci attende per partire alla scoperta delle meraviglie della laguna, insieme ad un assistente cuoco preposto alla preparazione del nostro pranzo. Scopriamo insieme isolette vulcaniche e atolli da cartolina: Moturakau, e poi Maina, chiamata Honeymoon Island in quanto sembra proprio il luogo incantato degli innamorati: una piccola lingua di finissima sabbia candida con palme lucenti su cui nidificano dei gabbiani bianchissimi con le zampette rosse e una coda che termina con un ciuffo, e un’acqua così trasparente e calma da sembrare finta. Siamo al massimo 20 persone su questo piccolo paradiso e le nostre sono le prime orme della giornata su questa distesa bianchissima.

Lasciamo Maina a malincuore per proseguire e fermarci per fare un po’ di snorkeling: appena scesi nell’acqua bassa, una miriade di pesci bianchi a righe azzurre, tondi e piatti, ci circonda mentre li attiriamo con pezzetti di bucce di banana di cui sono ghiotti.

Proseguiamo per fermarci a Rapota, meglio conosciuta come One Foot Island. La peculiarità di One Foot Island, oltra a quella di avere approssimativamente la forma di un piede, è che qui c’è il più piccolo ufficio postale del mondo, in pratica una cassetta della posta rossa poggiata sul bancone dell’unica capanna che funge da luogo di ristoro. Al costo di 2$NZ si può avere il timbro dell’isola sul passaporto, anch’esso a forma di orma di piede.

Qui il cuoco ci prepara un gustoso pranzetto a base di pesce alla brace, insalata di patate, altre verdure e tanta frutta fresca, dopodiché ci lascia liberi, chi di stendersi al sole, chi di andare alla scoperta dei fondali, chi di scattare qualche foto. Alle 16 ci riportano sulla terra…!

La giornata è stata perfetta. Costo del tour: 65$NZ a testa.

Immagini associate

Aitutaki dal mare
Aitutaki dal mare2
Aitutaki_acqua cristallina
Aitutaki_amaca e palme
Aitutaki_corallo bianco
Aitutaki_honeymoon island
Aitutaki_honeymoon island2
Aitutaki_honeymoon island3
Aitutaki_laguna
Aitutaki_laguna2
Aitutaki_laguna3
Aitutaki_laguna4
Aitutaki_nuvole al tramonto
Aitutaki_nuvole al tramonto2
Aitutaki_onefootisland
Aitutaki_pesci
Aitutaki_piscina sulla spiaggia
Aitutaki_resort
Aitutaki_scogli
Aitutaki_spiaggia
Aitutaki_spiaggia2
Aitutaki_strada principale
tramonto alle cook