Pyrgi e il Castello di Santa Severa

Il Castello di Santa Severa
Diario di: Redazione GoTellGo
Autore: Redazione GoTellGo
Goteller: Redazione GoTellGo
Categoria: archeologia
Creato il: 22/05/2010
Data Da: 01/10/2009
Data A: 01/10/2009
Licenza: Creative Commons License
Nazioni: Italy
: santa severa
Posti visitati: Pyrgi, Castello

Il Castello di Santa Severa, a poche decine di chilometri da Roma, è situato in una delle più importanti località di interesse storico-turistico del litorale tirrenico. Il borgo medievale si è sviluppato nell'area dell’antico sito di Pyrgi, il porto di Caere (Cerveteri). Da alcuni anni il borgo ospita manifestazioni culturali che rendono ancor più gradevole la visita.

All'altezza del km 52,5 della Via Aurelia un cartello turistico segnala la deviazione sulla sinistra per il castello di S. Severa.

Il complesso si sviluppò nel XVI secolo, quando era di proprietà dell'Ospedale di S. Spirito, intorno al nucleo originario di una torre rotonda del X-XI secolo, eretta dai Conti della Tuscia.

Il castello è inglobato all'interno di una triplice cinta muraria: la prima, risalente al XVIII secolo, racchiude un bel fontanile realizzato nel 1791 da Francesco degli Albizi; all'interno della seconda, del XVI secolo, si localizza la cinquecentesca Chiesa dell'Assunta; la terza, infine, databile al XIV secolo, racchiude il castello vero e proprio. Questo, di pianta rettangolare, costituito da un maschio centrale munito agli angoli di due torri rettangolari e due circolari. Un ponte levatoio collega una di queste con un'ulteriore torre circolare, più isolata, chiamata "saracena". Il grazioso borgo che circonda il castello risale al XVI secolo quando venne completamente ricostruito sulle strutture del preesistente insediamento del XIV secolo.

Il castello insiste parzialmente sui ruderi della colonia romana di Pyrgi, in epoca etrusca principale porto di Caere. Fino al 1957, anno d'inizio delle prime indagini scientifiche, ben poco si sapeva dell'antico insediamento, se non che nel 384 a.C. era stato distrutto il famoso santuario di Leucotea-Ilizia ad opera di Dionigi di Siracusa, che dal saccheggio aveva ricavato un bottino di 1000 talenti.

L'insediamento primitivo va senz'altro connesso con le funzioni portuali e commerciali del sito, emporio tra i più attivi del Tirreno, animato dai traffici provenienti dal Mediterraneo orientale e dalle colonie magnogreche. Se intorno al VII-VI sec. a.C. il centro religioso-commerciale dovette raggiungere la massima floridezza, probabilmente proprio in seguito alle scorrerie siracusane e al declino di Caere, dovette iniziare la sua fase di progressivo abbandono; dopo la sconfitta di Cerveteri nel 273 a.C., una larga fascia del territorio costiero passò sotto il controllo dei Romani che fondarono unaserie di colonie marittime, tra cui Pyrgi. Questa conservò a lungo la sua funzione portuale, diventando anche centro destinato all'approvvigionamento ittico di Roma. L'insediamento comunque andò via via spopolandosi e fu completamente abbandonato dopo le incursioni saracene dell'XI secolo.

Incorporati nel castello si conservano ancora i resti delle mura poligonali del castrum romano, in pietra calcarea locale: lungo il lato NW è visibile un tratto lungo più di un centinaio di metri, mentre sul lato opposto in un ulteriore tratto di muro sono visibili i resti di una porta dell'antica fortificazione. E’ probabile che la città romana avesse un tessuto urbano regolare, suddiviso per assi ortogonali con l'area del foro in posizione centrale, a sud dell'attuale ingresso al borgo.

Nel braccio di mare di fronte al castello, sotto il livello dell'acqua, si conservano invece i resti del molo romano, eretto probabilmente su preesistenti strutture etrusche.

L'area della città etrusca doveva raggiungere un'estensione di circa 10 ettari lungo la fascia litoranea; gli scavi sistematici realizzati dagli archeologi Massimo Pallottino e Giovanni Colonna hanno finora interessato quasi esclusivamente la zona del “santuario”, in posizione periferica rispetto all'abitato.

Per raggiungerla, ci si lascia alle spalle la cinta muraria settecentesca e si percorre un viottolo, giungendo in pochi minuti alla zona monumentale, 300 metri circa a sud del castello.

Al di sopra di una grande platea vennero eretti in epoche diverse due templi paralleli. Il più antico di essi, il “tempio B”, risalente alla fine del VI secolo a.C., a cella unica con pronao preceduto da una doppia fila di colonne, era circondato da una peristasi di sei colonne sui lati lunghi e quattro sui lati brevi. I muri perimetrali, innalzati su un basso podio a gradini, erano in opera quadrata, stuccata con intonaco bianco, decorato internamente con motivi dipinti in rosso. Il tetto, sostenuto da colonne di tipo tuscanico con basi cilindriche in tufo e capitelli in peperino, era a spioventi lignei coperti da tegole. Era decorato con una serie di lastre fittili di rivestimento, sime (cornici terminali del frontone) e tegole di gronda dipinte, antefisse a testa di menade, di sileno e di negro, acroteri (figure poste a coronamento del tetto) con immagini di cavalieri. A copertura delle testate del columen (trave di colmo) e dei mutuli (travi di capriata laterali) vi erano invece altorilievi raffiguranti scene del mito di Eracle, tra cui l'eroe in lotta con l'Idra, assistito da Atena (tale materiale è conservato presso il locale Antiquarium.

Va sottolineato che il tempio B, progettato da un architetto dalla personalità originale, si presenta come un'architettura molto organica e sofisticata, in cui convivono un certo conservatorismo, mutuato dalla tradizione etrusca e italica, e uno spirito di innovazione tratto dall'Italia meridionale e dalla Grecia arcaica.

A sud-ovest del tempio B si colloca l'”area sacra C”, piccolo recinto quadrangolare all'interno del quale si trovava un altare rotondo di tufo e un pozzo rituale contenente ossa di sacrifici. All'interno di una vasca, costruita nel III sec. a.C. con materiali di risulta in un angolo di questo recinto, si rinvennero nel 1964 le note lamine di “Pyrgi” (500 a.C.) che commemorano, due in lingua greca, una in fenicio, la dedica del tempio B alla dea Astarte - assimilata nel testo etrusco alla dea Uni - da parte del magistrato supremo di Caere, Thefarie Velianas. Una lamina bronzea frammentaria con iscrizione arcaica ci informa invece che il titolare del culto dell'area C era il dio Tinia nel suo aspetto ctonio (sotterraneo).

Verso la metà del V sec. a.C., in un periodo che vede la volontà ceretana di riaffermare, dopo la sconfitta di Cuma, il proprio dominio sul mare, venne edificato il monumentale “tempio A”, parallelo al precedente ed eretto poco più a monte.

Anche in questo caso, si conservano le sole fondazioni in grandi blocchi di tufo rossastro disposti su sei-otto filari. Il tempio, orientato a sud-ovest, era di tipo tuscanico con facciata tetrastila (a quattro colonne), e interno a tre celle precedute da un vestibolo con quattro colonne racchiuse tra due ante.

Davanti al tempio, agli angoli dello stereobate (basamento) si sono rinvenuti due pozzi simmetrici inclusi all'interno di due muri a L. A causa della vicinanza all'ingresso principale del santuario, la fronte posteriore del tempio era decorata con un ricco rivestimento fittile, applicato alla struttura del tetto, a doppio spiovente come nel tempio B. Le testate del columen e dei mutuli si presentavano schermate da tre lastre modellate a mano, di cui è stato possibile ricomporre solo quella centrale (conservata presso il Museo di Villa Giulia, a Roma), raffigurante scene del mito dei Sette contro Tebe. In particolare, si riconoscono gli episodi di Zeus che uccide con un fulmine Capaneo; Tideo che addenta la testa di Melanippo; Atena con in mano il vasetto che contiene il liquido dell'immortalità. Presso l'antiquarium locale si conservano inoltre lastre di rivestimento le sime frontonali dipinte, pertinenti, come le lastre con rilievi mitologici, alla fase originaria del tempio. Anche la facciata dell'edificio doveva presentare una decorazione molto ricca, ma sfortunatamente non è rimasta quasi traccia degli altorilievi originali, smontati in occasione di un ammodernamento realizzato verso il 420 a.C. Risalgono a questo periodo i frammenti del nuovo altorilievo di rivestimento del columen, relativi a quattro personaggi, identificati ipoteticamente con la dea Leucotea, titolare del culto, il figlio Palemone, Eracle e un personaggio togato. Si suppone infatti che questo secondo tempio fosse dedicato a Leucotea, ipotesi avvalorata dal rinvenimento di una lamina bronzea con il nome di Thesan, Aurora, assimilabile appunto alla greca Leucotea e alla latina Mater Matuta.

Il santuario era delimitato da un muro di temenos di cui sono stati portati alla luce solo il lato nord-orientale e sud-orientale. Quest'ultimo era caratterizzato dalla presenza di una ventina di celle precedute da una fila discontinua di altari da fuoco, da taluni identificate ipoteticamente con stanze adibite alla prostituzione sacra, ad alloggi per i pellegrini o ad ambienti di servizio. Le celle erano coperte da un tetto ad unica falda spiovente verso il santuario e decorato con antefisse a figura intera modellate a stampo, raffiguranti il Sole nascente che cavalca le onde, Aurora con i due cavalli, un demone con testa di gallo, la personificazione di Fosforo stella del mattino, la Notte che fugge nascondendo le stelle sotto il manto, Uni-Astarte sulle onde del mare, Ercole domatore di cavalli. Ancora più a sud-est l'area sacra era delimitata da un fosso-canale, mentre all'estremità nord-orientale si collocava un grande ingresso monumentale (propileo), dal quale partiva la strada per Caere, lunga circa 13 chilometri e utilizzata come via processionale. Da sottolineare che tale percorso venne sfruttato anche per il trasporto della pietra da costruzione impiegata nella costruzione del santuario, il tufo estratto dai dintorni di Caere, caratteristico per la consistenza e il colore bruno-rossiccio, per la leggerezza e l'impermeabilità, per la friabilità e la facilità di lavorazione.

Prima di lasciare la zona, si consiglia la visita dei musei locali.

 

Informazioni utili: Il castello e il borgo si Santa Severa

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