Gallicano: alla ricerca degli antichi acquedotti

2. Ponte Lupo lungo il Fosso dell'Acqua Rossa / Lupo bridge along the Fosso dell'Acqua Rossa
Diario di: Redazione GoTellGo
Autore: GoTellGo Archeologia
Goteller: Redazione GoTellGo
Categoria: archeologia
Creato il: 03/06/2010
Data Da: 01/11/1993
Data A: 01/11/1993
Licenza: Creative Commons License
Nazioni: Italy
: gallicano nel lazio
Posti visitati: Gericomio, S. Vittorino, Ponte S. Antonio, Ponte Lupo, Ponte S. Pietro, Ponte della Mola, Via di Poli
Parole chiave: Aqua Claudia, Anio Novus, Aqua Marcia, Anio Vetus, acquedotti romani

Un itinerario quanto mai interessante e suggestivo è quello che conduce, nel territorio laziale di Gallicano, agli imponenti resti degli acquedotti che percorrono il territorio prenestino: l'Anio Vetus, l’Aqua Marcia, l'Anio Novus e l'Aqua Claudia.

La passeggiata, molto facile, dura un paio d'ore.

 

I quattro acquedotti, la cui portata assommata costituiva quasi il 70% del rifornimento idrico dell'Urbe, erano riforniti dalle sorgenti dell'alta valle dell'Aniene. Dopo aver percorso quasi parallelamente un lungo tratto della vallata fino alla piana tiburtina, si distanziavano tra loro nell'agro prenestino a causa dell'andamento collinare, per poi riaffiancarsi dopo aver lambito i Colli Albani e costeggiare le vie Appia e Tuscolana fino a Roma.

Il loro percorso, molto lungo per la necessità di mantenere una pendenza costante affinché le acque defluissero naturalmente, era per lo più sotterraneo, ma laddove essi erano costretti ad oltrepassare delle vallate, sbucavano dal terreno con ponti artificiali, altamente spettacolari.

Dal Km 30 della via di Poli, imboccando la diramazione che conduce verso S. Gregorio, si raggiunge dopo ca. 800 metri una vecchia mola semidistrutta. Da qui, un sentiero si diparte sulla destra, ricalcando a tratti il percorso basolato di un’antica strada romana. Dopo alcune centinaia di metri, si raggiunge il Ponte della Mola, sul fosso omonimo, pertinente al condotto dell'Anio Vetus, realizzato tra il 272 ed il 269 a.C. per opera dei censori Manio Curio Dentato e Fulvio Flacco. Esso era costituito da un duplice ordine sovrapposto di 22 arcate, lungo ca. 156 m ed alto fino a 24.5.m. Eretto in opera mista di laterizio e reticolato, si caratterizzava per un dislivello nel condotto di quasi quattro metri, ben visibile nelle ultime tre arcate. Dal 1965 lo stato del ponte va gradatamente peggiorando: alla caduta di alcune arcate, dovuta all'azione delle acque del fosso, ha fatto seguito l'abbattimento nel 1982 di un ulteriore settore del ponte, ad opera di alcuni agricoltori disturbati dal suo stato pericolante.

Proseguendo lungo lo stesso sentiero si incontra, immerso in una vegetazione selvaggia, l'acquedotto dell'Aqua Marcia che, attraverso Ponte S. Pietro, scavalcava il fosso della Mola. Lunga ca. 90 m ed alta 19, la struttura, realizzata nel 144 a.C. per opera del pretore Quinto Marcio Re, era stata originariamente edificata in opera quadrata di travertino. Il ponte, contraddistinto da un'arcata centrale fiancheggiata da altre minori, venne in seguito rivestito, durante il regno di Tito, con murature in opera mista, ed ulteriormente rafforzato con contrafforti in laterizio sotto i Severi e con Diocleziano.

Vero capolavoro dell'ingegneria idraulica è il Ponte Lupo, sul fosso dell'Acqua Rossa, appartenente anch'esso al condotto dell'Aqua Marcia e raggiungibile da un sentierino posto all'altezza del Km 31 della via di Poli (sulla sinistra venendo da Poli). Il ponte, ricoperto da una vegetazione fitta e selvaggia che rende lo spettacolo quanto mai suggestivo, lungo 115 m e largo tra 18 e 25 m, raggiungendo un altezza di ca. 30 m.

Molteplici rifacimenti sono visibili analizzando la struttura. Solamente le due alte arcate centrali in opera quadrata di tufo sono pertinenti alla fase marciana, mentre la costruzione in opera reticolata di tufo di un terzo arco a monte, di alcuni contrafforti e delle arcatelle sorreggenti il canale per lo scorrimento delle acque, risalgono ad Agrippa. Successivamente, con Augusto, la grande arcata venne murata e si procedette al rifasciamento dell'intera struttura in laterizio e reticolato.

Ulteriori opere di rinforzo vennero realizzate con Tito e Adriano, mentre a Caracalla si devono i sott'archi a doppio ordine e la costruzione di un massiccio muro di rinforzo a contrafforti, lungo tutta la parete a monte.

Imboccando infine la strada che da S. Vittorino va in direzione di Gericomio, tramite un piccolo sentiero sulla ds., sito a poca distanza dall'ingresso del paese, si può raggiungere il Ponte S. Antonio, pertinente all'Anio Novus, che in questo tratto scavalca il fosso dell'Acqua Raminga. Il ponte deve il suo nome ad un'edicola, oggi scomparsa, dedicata al santo e collocato su di esso. La grandiosa opera, lunga 125 m e alta fino a 33, venne originariamente eretta da Claudio nel 52 a.C. Realizzata in opera quadrata di tufo e calcare con blocchi a bugnato, presenta un'arcata centrale più larga, fiancheggiata da sei archi lungo la parte settentrionale e due lungo quella meridionale, di dimensioni minori. Sono ben visibili tracce di interventi di rafforzamento in laterizio, risalenti fino al IV e V secolo a.C., che portarono alla creazione di archi minori dei precedenti.

Immagini associate

1. Strada romana lungo il fosso della Mola / Roman road along the Fosso della Mola
2. Ponte Lupo lungo il Fosso dell'Acqua Rossa / Lupo bridge along the Fosso dell'Acqua Rossa
2. Ponte Lupo lungo il Fosso dell'Acqua Rossa / Lupo bridge along the Fosso dell'Acqua Rossa
2. Ponte Lupo lungo il Fosso dell'Acqua Rossa / Lupo bridge along the Fosso dell'Acqua Rossa
3. San Vittorino, Ponte San Pietro lungo il Fosso della Mola / San Pietro bridge along the Fosso della Mola