A Testaccio d'inverno tra archeologia della Roma antica e archeologia industriale

Piramide Cestia
Diario di: Redazione GoTellGo
Autore: GoTellGo
Goteller: Redazione GoTellGo
Categoria:
Creato il: 22/05/2010
Data Da: 27/01/2009
Data A: 27/01/2009
Licenza: Creative Commons License
Nazioni: Italy
: roma
Parole chiave: Graffiti, toro, Gioacchino Ersoch, ludi testacei, testae, Percy Bysshe Shelley, John Keats, horrea, Minerva, Pietro Lombardi

E' una bella giornata assolata e decido di fare una passeggiata a Testaccio, il XX rione della capitale. Ho letto che sullo stemma del rione compare un'anfora, in ricordo dei vasi frantumati, le "testae" latine, accumulate sul Monte dei Cocci.

Lascio il motorino nei pressi di Ponte Sublicio e inizio l'itinerario dalla Fontana delle Anfore, la caratteristica fontana che venne progettata da Pietro Lombardi negli anni Venti. Questo architetto realizzò numerose fontanelle allusive nella decorazione alle attività dei luoghi o agli stemmi dei rioni. La Fontana delle anfore, a pianta circolare, culmina in una serie di anfore con zampillo centrale e vasche laterali. Leggo che fu collocata in piazza dell'Emporio nel 1926, quando venne trasferita da Piazza Testaccio, divenuta sede del mercato rionale.

Proprio in questa piazza, si rinvenne una statua colossale di Minerva realizzata in marmi policromi ed oggi esposta al Museo Nazionale Romano, presso Palazzo Massimo. La grande statua femminile seduta sul trono, di epoca antonina, venne identificata alternativamente con Minerva o con la dea Roma per la presenza dell'egida sul petto. Per la sua realizzazione si utilizzarono marmo lunense, basalto e alabastro.

Mi sporgo da ponte Sublicio. Quei muraglioni lungo l'argine sinistro del Tevere sono ciò che resta del grande complesso portuale dell'Emporio tiberino, eretto in età repubblicana e utilizzato come scalo commerciale per più di due secoli. Qui affluivano tutte le merci che giungevano a Roma via mare.

L'Emporio tiberino era costituito da una banchina pavimentata, lunga quasi mezzo chilometro, accessibile dal fiume per mezzo di agevoli scale. Secondo le fonti classiche, venne costruito nell'arco di vent'anni. Iniziato nel 193 a.C. dai censori L. Emilio Lepido e L. Emilio Paolo, venne terminato da Q. Fulvio Flacco e A. Postumio Albino nel 174 a.C.

Il gigantesco complesso, agevolmente collegato con la strada che collegava Roma con Ostia, era stato costruito secondo un progetto unitario in una zona fuori città, non ancora urbanizzata, dove vennero eretti anche numerosi magazzini annonari (chiamati "horrea").

Con la costruzione del porto di Claudio ad Ostia nel I secolo d.C., l'emporio però perse parte delle sue originarie funzioni. Con la successiva costruzione del porto di Traiano e lo sviluppo del collegamento tra Roma e la città di Porto, il commercio si spostò gradualmente lungo la riva destra del fiume.

Alle spalle dell'Emporio, erano state erette grandiose strutture annonarie, come la Porticus Aemilia, per l'immagazzinamento delle merci.

So che la si può veder raffigurata con precisione nella Forma Urbis, l'antica pianta marmorea che raffigura la situazione topografica della città all'epoca dei Severi.

La Porticus, che distava dal fiume solo 90 metri, era lunga 487 metri e larga circa 60. Era l'edificio commerciale più vasto della città, occupando una superficie di quasi trentamila metri quadrati, ripartita in 50 navate da sette file di 42 pilastri. Probabilmente era il deposito delle merci in arrivo.

Guadagno via Marmorata, di fronte a me. La strada ripercorre il tracciato dell'antica via Ostiense. Si chiama così perché in antico vi venivano depositati i marmi che giungevano in abbondanza a Roma, sia via terra, che per mare, risalendo poi il fiume.

Più avanti incontro la Caserma dei Vigili del Fuoco, inaugurata nel 1929. Sui capitelli al di sopra delle colonne all'ingresso sono scopiti elmetti di pompiere. All'interno è conservato antico materiale pompieristico.

Il quartiere Testaccio, così come lo vediamo oggi, venne progettato tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, quando iniziarono a svilupparsi una serie di isolati per abitazione intensiva, progettati da architetti come Giulio Magni e Quadrio Pirani. Generalmente gli edifici sono caratterizzati da cortili centrali, più o meno ridotti, ballatoi interni, pochi balconi, facciate articolate.

Alla fine di via Marmorata, svetta la cosiddetta "Piramide", ovvero il sepolcro di Caio Cestio, un sacerdote incaricato della cura dei banchetti in onore degli dei. Il monumento, ispirato all'architettura di età tolemaica, riflette una moda dell'Urbe dopo la conquista dell'Egitto.

Venne costruito tra il 18 e il 12 a.C. come sepolcro per un settemviro degli epuloni, come si desume dalle iscrizioni incise lungo le pareti esterne del monumento. Una di esse ci informa anche che il sepolcro, per dettato testamentario, venne eretto in meno di 330 giorni.

Il quadrilatero, rivestito lungo le fondazioni con travertino e lungo l'alzato con marmo lunense, conserva all'interno il vano funerario, raggiungibile attraverso un cunicolo comunicante con una porta aperta nel XVII secolo lungo il lato occidentale. La cella rettangolare era originariamente decorata da affreschi di III stile, completamente scomparsi.

Presso gli angoli esterni si ergevano quattro colonne e nelle vicinanze dovevano essere collocate due statue bronzee. Le iscrizioni sulle relative basi, conservate presso i Musei Capitolini, riferiscono che le statue furono realizzate con il denaro ricavato dalla vendita dei preziosi arazzi pergameni di proprietà di Caio Cestio. Questi, per sua volontà, sarebbero dovuti essere deposti all'interno della tomba, ma di fatto si rese necessaria la loro vendita in seguito alla promulgazione di una legge, nel 18 a.C. contro la detenzione di oggetti di lusso.

Dietro la Piramide, mi soffermo a meditare presso il Cimitero acattolico per stranieri, risalente agli inizi del Settecento, quando gli stranieri residenti a Roma acquistarono un terreno per seppellire i defunti che non fossero di religione cattolica. Prima di allora infatti non potevano essere sepolti entro le mura della città.

Numerose lapidi commemorano illustri personaggi del mondo letterario che vissero a Roma e furono sepolti in questo cimitero. Il poeta John Keats per esempio, morto a Roma dopo una permanenza di soli quattro mesi. O un altro famoso poeta, Percy Bysshe Shelley, morto durante un naufragio a La Spezia.

Il cimitero venne ricavato accanto alla Piramide e alle mura aureliane agli inizi del Settecento. Sembra che fino al secolo scorso le sepolture avvenissero di notte, a lume di candela, per evitare rischi di rappresaglie ed episodi di intolleranza religiosa.

Vi sono ospitati più di quattromila sepolcri: di inglesi, tedeschi, americani, russi, greci, cinesi e italiani, ai quali è consentita la sepoltura accanto a congiunti stranieri.

Poco distante, un altro cimitero, quello militare inglese, dove furono seppelliti i militari inglesi caduti durante la seconda guerra mondiale. Le tombe sono contrassegnate da lapidi bianche, tutte uguali. Solo gli epitaffi le distinguono.

Di fronte si erge il monte Testaccio, la grande discarica del porto di Roma antica, formatasi artificialmente con l'accumulo delle anfore frammentate non più utilizzabili per il trasporto delle merci.

Le informazioni ricavabili dalle iscrizioni impresse o dipinte sui frammenti danno uno spaccato della vita economica di Roma, dalla tarda età repubblicana all'età imperiale avanzata.

Chiamato in alcune piante "Orciolo", è una collina alta circa 50 metri, con una superficie complessiva di 22.000 metri quadri. La collinetta artificiale si formò tra il I e il III secolo d.C. con l'accumulo dei frammenti di anfore ("testae") che si rompevano nel corso delle operazioni di scarico e carico delle merci alla banchina dell'Emporio. Erano per lo più grandi anfore olearie provenienti dalla Spagna, dall'Africa e da altre località, che recavano impressi o dipinti sulle anse i timbri di fabbricazione, le date consolari, i contenuti, il nome dell'esportatore, la destinazione della merce. I cocci venivano trasportati sulla collina da carri che risalivano sentieri appositamente creati.

Il toponimo "Testaccio" compare per la prima volta nell'VIII secolo d.C. Nel Medioevo si tenevano nella zona i cosiddetti "ludi testacei" mentre successivamente si ha notizia di un palio che veniva corso in questa zona in occasione del Carnevale. Durante la Settimana Santa, la conclusione della Rappresentazione della Passione di Cristo avveniva sulla collina, con le scene della crocifissione e della sepoltura. Nel Seicento infine i bombardieri di Castel S. Angelo scelsero il Monte Testaccio per esercitarsi al tiro. Il punto di lancio era situato vicino alla piramide, mentre il bersaglio stava a tre quarti della collina.

Nello stesso secolo vennero aperte alla base della collina alcune grotte per la conservazione del vino che, per la conformazione del terreno, si manteneva ad una temperatura costante di sette-dieci gradi durante tutto l'anno.

Nei pressi, fino a pochi anni fa si trovava il Campo Testaccio, il vecchio stadio della città. Qui la squadra calcistica della Roma vinse il suo primo scudetto nel 1942. Tra poco vi verrà trasferito il mercato rionale.

Concludo la passeggiata di fronte all'ex mattatoio, progettato dall'architetto Gioacchino Ersoch, inaugurato nel 1891 e utilizzato fino al 1975. Il complesso era costituito da una serie di edifici perimetrali che racchiudevano una vasta area a cielo aperto, il campo Boario, dove avveniva la vendita del bestiame.

All'ingresso, al di sopra dell'arcata centrale, si conserva una scultura a tutto tondo raffigurante un genio alato in atto di atterrare un toro dopo averlo afferrato per le corna.

Oggi ospita la Città dell'altra economia, parte del Museo d'Arte contemporanea, il deposito delle botticelle, la facoltà di archittura di Roma Tre. I muri perimetrali sono ravvivati da storici graffiti colorati.

Immagini associate

Caserma dei Vigili del fuoco
Cimitero militare inglese
Fontana delle Anfore
Fontana delle Anfore
Graffiti all'Ex Mattatoio
Il Monte dei Cocci
Il Monte dei Cocci
Piramide Cestia
Porta S. Paolo
Statua col toro all'Ex mattatoio