Itinerario archeologico a Ponza

Le grotte di Pilato
Diario di: Redazione GoTellGo
Autore: GoTellGo
Goteller: Redazione GoTellGo
Categoria: archeologia
Creato il: 29/05/2010
Data Da: 15/12/2005
Data A: 15/12/2005
Licenza: Creative Commons License
Nazioni: Italy
: ponza
Parole chiave: San Silverio, Giulia, Romani, Ausoni, ossidiana

A Ponza purtroppo lo sviluppo edilizio che ha interessato gran parte dell'isola ha cancellato inesorabilmente numerose testimonianze archeologiche. Fortunatamente, spesso i manufatti di epoca romana sono stati riutilizzati o inglobati in costruzioni successive ed è quindi possibile andare alla loro riscoperta.

La presenza di ampi terrazzamenti di epoca romana deriva dalla morfologia accidentata dell'isola che li rese necessari per sostenere le costruzioni soprastanti. Anche la presenza di un gran numero di cisterne per l'acqua piovana non deve stupire: le ville infatti si trovavano a quote molto più alte rispetto all'acquedotto costruito lungo il versante orientale dell'isola. Non è certa l'esistenza di un porto sul luogo dell'attuale porto borbonico anche se è probabile che fossero stati eretti cordoni artificiali di contenimento. Cale di approdo dovevano essere situate nell'insenatura alle spalle dell'attuale caserma di Carabinieri, che in epoca romana doveva essere molto più ampia, e a Chiaia di Luna, oggi molto più erosa rispetto al passato, quando doveva venire utilizzata per attracchi di emergenza. Il porto vero e proprio si doveva localizzare nel golfo di fronte a S. Maria, protetto da venti e correnti.

La conformazione dell'isola impose anche la razionalizzazione della viabilità: il problema della morfologia accidentata venne superato scavando una serie di gallerie (criptae) in senso longitudinale o trasversale che consentirono di collegare le estremità dell'isola. Molte di queste gallerie sono utilizzate ancora oggi, sebbene le strutture più antiche siano state spesso inglobate nel corso di rimaneggiamenti successivi. 

L'itinerario prevede diverse tappe.

Si consiglia di leggere l'introduzione storica.

INTRODUZIONE STORICA

La Preistoria

E' probabile, per analogia con le altre isole tirreniche, che i primi uomini siano comparsi sull'Arcipelago intorno al 3000 a.C. Fin dal primo Novecento vennero ritrovati strumenti litici in ossidiana, di varie forme, ma lavorati piuttosto rozzamente: raschiatoi, lamette, punte di freccia, ecc. Rari frammenti di ceramica d'impasto a Ponza e Zannone suggeriscono l'esistenza di insediamenti di capanne risalenti al Neolitico e al Bronzo antico. Si pensa quindi che i primi insediamenti fossero costituiti da genti dedite alla lavorazione e al commercio dell'ossidiana: essi conoscevano le armi e si cibavano anche di molluschi.

La civiltà dell'ossidiana

Le colate di questa lava vitrea lucente e taglientissima non furono numerose nel bacino mediterraneo: giacimenti di una certa importanza vennero scoperti nell'isola greca di Santorino, a Lipari nelle Eolie, a Pantelleria, sul Monte Arci in Sardegna e a Palmarola, nelle Ponziane. La si trova comunque sparsa un po' dappertutto nella penisola, in quanto fonte di continui traffici. Secondo alcuni studiosi i primi abitatori dell'Arcipelago sarebbero stati dei Liparesi trasferitisi per lavorare l'ossidiana, della cui tecnica di lavorazione detenevano il primato. La materia prima, molto meno pura di quella liparese, veniva raccolta a Palmarola e poi lavorata nelle singole officine a Ponza, Zannone e Ventotene.
La diffusione dell'ossidiana ponziana non conobbe le fortune di quella liparese: esisteva però una "via dell'ossidiana" che dal Monte Circeo, dove si è rivenuta un'officina di lavorazione, penetrava verso l'interno e, attraversati i Lepini e la Valle del Sacco, si dirigeva verso l'Adriatico.

Popoli di navigatori
Tra il XIII e il XII secolo a.C. le Ponziane vennero occupate anche dagli Ausoni. Secondo Diodoro Siculo, Auson era il loro capostipite: egli ebbe molti figli che divennero prodi navigatori. Uno di essi, Liparo, raggiunse l'isola che da lui prende il nome. La figlia sposò un'eroe greco di nome Eolo e questo divenne re delle Eolie. Valente navigatore ed esperto nella conoscenza dei venti, gli venne dedicato un culto divino. E' probabile che a Ventotene un tempio gli fosse consacrato a Punta Eolo, fin dall'XI secolo a.C.

I signori dell'Egeo
Non si conoscono testimonianze sicure della presenza greca nell'arcipelago, ma è probabile che, pur non creando insediamenti stabili, i Greci vi sostassero per cause di emergenza e per approvvigionarsi di acqua, durante i loro traffici lungo le rotte commerciali nel medio Tirreno. I nomi Pontia e Pandataria con cui vennero battezzate Ponza e Ventotene risalgono quasi certamente all'VIII-VII sec. a.C.

Da roccaforte volsca a colonia romana
Nel corso del VI sec. a.C. le Ponziane iniziarono ad essere frequentate dai Romani, che probabilmente le utilizzarono come punto di approdo nel corso delle operazioni di pattugliamento costiero a seguito del primo trattato romano-cartaginese del 509 a.C. nel quale le due potenze fissavano i propri confini costieri.
E' probabile che a partire dal V sec. a.C. l'arcipelago sia caduto nelle mani dei Volsci, saldamente in possesso della citt… marinara di Anzio. La necessità di controllare il traffico marittimo di fronte alla propria costa aveva reso inevitabile l'occupazione delle Ponziane, come attestato anche dallo storico romano Tito Livio (IX,28).
I Romani distrussero la flotta volsca ad Anzio nel 338 a.C. Successivamente, secondo quanto riportato da Livio (IX,28) e Diodoro Siculo (XIX,101,3) dedussero una colonia a Ponza nel 313 a.C. Ponza diviene definitivamente caposaldo militare a controllo delle rotte di navigazione lungo il Tirreno, almeno fino al III sec. a.C.

Alleata di Roma contro Annibale
In un momento di grave pericolo per Roma, Ponza rimane fedele alla madrepatria, inviando, nel 209 a.C. uomini e navi da schierare contro Annibale. In quel momento così drammatico, solo 18 colonie giurarono fedeltà a Roma.

Da caposaldo militare a residenza imperiale
Rafforzato definitivamente il proprio dominio lungo la costa tirrenica, l'Arcipelago Ponziano perde la sua funzione strategica e inizia ad essere sfruttato per le sue risorse naturali e ambientali. Varrone parla della coltivazione della vite a Ventotene e della migrazione degli uccelli in tutto l'arcipelago.
A partire dal 30 a.C., conseguentemente alla battaglia di Azio che aveva liberato il Tirreno dal pericolo di incursioni piratesche e al fenomeno sempre più diffuso di costruire ville residenziali lungo il Medio Tirreno, anche a Ponza e Ventotene iniziò un certo sviluppo edilizio, risalente ai primi anni del regno di Augusto. Del resto, lo stesso principe mostrò una certa predilezione per molte delle isole campane, ove fece erigere splendide residenze e le Ponziane divennero addirittura proprietà privata dell'imperatore.

Esiliati di rango imperiale
Si deve ad Augusto la promulgazione della Lex Julia de pudicitia et de coercendis adulteriis, secondo la quale venivano inflitte gravissime pene alle donne che si macchiavano di adulterio. Il padre aveva il diritto di uccidere la propria figlia e l'amante colti in flagrante, in ogni caso alle donne venivano confiscati tutti i beni. E spettò proprio ad Augusto decidere di relegare nella Ventotene, nella villa di Punta Eolo, Giulia, la figlia che aveva avuto dalla sua prima moglie Scribonia e che si era macchiata di numerosi adulteri durante il matrimonio con Agrippa.
Ma l'usanza di relegare membri indesiderati della famiglia imperiale proseguì anche con Tiberio: Agrippina Maggiore, figlia di Giulia ed Agrippa e virtuosa moglie di Germanico venne relegata nel 29 d.C. a Ventotene dove morì; i figli di lei, Nerone Cesare e Druso, vennero rispettivamente esiliati il primo a Ponza, dove si uccise, il secondo a Ventotene, dove venne lasciato a morir di fame nei sotterranei della residenza imperiale. Il fratello di questi, l'efferato Caligola, divenuto imperatore, veleggiò per le Ponziane allo scopo di recuperare i corpi dei familiari e dar loro degna sepoltura nel mausoleo dei Cesari. Ma anche lui non sfuggì alla follia di relegare alcuni familiari nell'arcipelago maledetto: fu la volta delle sorelle Giulia Livilla e Giulia Agrippina, con le quali aveva avuto rapporti incestuosi, e della moglie Orestilla, che morì a Ponza. Nerone infine fece rinchiudere a Ventotene la moglie ripudiata Claudia Ottavia, figlia di Claudio e Messalina, che per suo ordine morì svenata nel 62 d.C. nelle terme della villa.

I primi cristiani
Con Domiziano si concluse il costume di relegare gli esponenti della famiglia imperiale nell'arcipelago ponziano: le ultime esuli furono due donne con lo stesso nome, Flavia Domitilla, la prima moglie del console Flavio Clemente, cugino dell'imperatore e del fratello Tito, inviata a Ventotene nel 95 d.C.; la seconda, nipote dello stesso console, relegata invece a Ponza. Ambedue vennero confinate nelle isole dietro accusa di giudaismo, in altre parole, per aver abbracciato la fede cristiana.
E' probabile che verso la fine del II secolo d.C. le ville residenziali perdessero la loro funzione. Nei secoli successivi, si ha notizia dell'esistenza di un mitreo sull'isola di Ponza e della continuit… d'uso delle necropoli delle isole maggiori, dove si rinvennero anche numerosi reperti di epoca cristiana.

I culti dei martiri
Nei secoli successivi la devozione popolare non mancò di sviluppare il culto per i suoi martiri, prima fra tutti Flavia Domitilla, commemorata nel Martirologio Romano il 12 maggio.
I culti di Montano e Candida vennero importati dall'Africa nel V sec. d.C., quando, durante la dominazione dei Vandali di Genserico che tentarono in ogni modo di distruggere la fede cristiana nei territorio da loro conquistati, le loro reliquie vennero trasportate nelle Ponziane, dove vennero trasformati in martiri locali.
Di Montano, festeggiato il 17 giugno, la leggenda riporta che era un soldato convertitosi al Cristianesimo in epoca adrianea e per questo venne esiliato a Ponza, dove fu gettato a mare. S. Candida invece, protettrice di Ventotene, era una martire cartaginese, perseguitata durante il regno di Massimiano. La si festeggia il 20 settembre.
Durante i primi secoli del Cristianesimo, le Ponziane venivano chiamate Palmariae, ovvero luoghi dove si diffondeva la palma del martirio.

Il culto di S. Silverio
Tra i martiri adorati dai Ponziani non va dimenticato San Silverio, eletto papa nel 536 all'età di 56 anni, all'epoca delle guerre tra Ostrogoti e Bizantini per il possesso della penisola.
Accusato ingiustamente da Belisario di aver favorito il Sacco di Roma da parte degli Ostrogoti di Vitige, Silverio venne spogliato dopo poco tempo della veste papale e a lui venne preferito Vigilio, gradito alla corte bizantina. Come conseguenza, Silverio venne deportato a Ponza dove morì negli stenti. E' il patrono dell'isola e la sua festa si celebra il 20 giugno.

 

Immagini associate

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