Lucus Feroniae

Lucus Feroniae - Basilica
Autore: Redazione GotellGo (Archeologia)
Creato il: 17/04/2010
Data Da: 01/04/1990
Data A: 01/04/1990
Pubblicato: Si
Licenza: Creative Commons License
Nazioni: Italy
: fiano romano
Posti visitati: acquedotto, tabernae, augusteum, basilica, foro, Lucus Feroniae
Parole chiave: feronia

La città deve il nome al santuario eretto in onore della dea Feronia, divinità di origine sabina, protettrice degli animali (ferae), alla quale era dedicato un vasto bosco sacro (lucus).

Il santuario, posto al centro di un importante nodo viario costituito dalla via Tiberina in direzione SN, e dalla via Capenate in direzione WE, rappresentava una zona di passaggio obbligata per coloro che dall'agro falisco e capenate volevano raggiungere il Tevere oppure per chi, provenendo da Sud, era diretto verso la Sabina e il territorio sorattino.

Catone tramanda come il santuario di origine etrusca fosse stato eretto ad opera di giovani veienti; intorno ad esso sorse nel tempo un importante mercato che

attirava ogni anno le popolazioni falische, etrusche, sabine e latine per praticare il commercio e festeggiare la dea. Livio e Dionigi di Alicarnasso raccontano che durante il regno di Tullo Ostilio, alcuni Sabini rapirono dei mercanti romani presso il mercato di Lucus Feroniae, provocando una guerra tra le due popolazioni. Ancora Livio ci dice che, nel corso della seconda guerra punica, il santuario venne saccheggiato ad opera di Annibale. In seguito, esso divenne nuovamente fiorente allorquando, a ridosso dell'antica area sacra, venne fondata la Colonia Iulia Felix Lucus Feroniae, evento che comportò una totale risistemazione dell'area secondo criteri urbanistici ben definiti.

Sebbene siano state fatte delle ipotesi circa una fondazione sillana o cesariana della colonia, sembra alquanto probabile che la sua deduzione sia attribuibile ad Ottaviano triumviro, che destinò a Lucus Feroniae i reduci dalle guerre civili.

In ogni caso, dopo un periodo di grande fioritura nell'età augustea, durante la quale la colonia crebbe sotto la protezione dei Volusii Saturnini, proprietari del vicino praedium, Lucus Feroniae raggiunse un rinnovato splendore sotto Traiano, definito restitutor coloniae in quanto, sotto il suo impero, vennero effettuati notevoli restauri e ampliamenti.

I rinvenimenti più antichi risalgono ai secoli IV-III a.C.: sono stati scoperti, infatti, accatastati all'interno di favisse e cavità della roccia, materiali eterogenei quali teste votive, ex voto anatomici fittili, ceramica, gioelli, monete, persino statuine bronzee divelte dalle loro basette; la tipologia dei reperti e la loro deposizione disordinata all'interno dell'area sacra hanno suggerito che essi potessero costituire i resti del saccheggio effettuato da Annibale nel 211 a.C., anche se l'ipotesi non è stata comprovata da dati certi.

Le preesistenze viarie e la conformazione del terreno, pianeggiante da un lato, scosceso dagli altri, hanno certamente contribuito al particolare sviluppo urbanistico del sito, non organizzato attorno al tradizionale sistema viario romano impostato sul cardo e sul decumanus, ma piuttosto lungo un'unica direttrice ricalcante il percorso convergente verso il santuario.

Si accede all'area archeologica  dalla via Tiberina: percorso un vialetto, costeggiante sulla destra una serie di edifici moderni che ospitano i magazzini e un piccolo antiquarium in via di allestimento, si giunge al crocevia basolato tra la via Tiberina e quella per Capena. In direzione SE si estende la grande area rettangolare del foro con pavimentazione a lastre, delimitata a SW da un lungo portico con botteghe retrostanti e a NE da un lungo muro che cinge l'area sacra. Il lato sud-orientale appare piuttosto danneggiato a causa dell'erosione del pianoro mentre il lato opposto, costituito da un alto podio calcareo accessibile da W, presenta una serie di strutture molto interessanti: l'ambiente più vasto ospita una basilica con colonne (5 sui lati lunghi, 3 su quelli brevi) che suddividono l'interno in una navata centrale, circondata da ambulacri laterali. Il pavimento è costituito da grosse lastre, molte delle quali di reimpiego. Statue onorarie dovevano ornare l'ambiente, come sembrano indicare le basi in muratura poste vicino alle colonne.

Adiacenti alla basilica sul fianco NW, si aprono altri due ambienti: il primo è un tempietto prostilo databile al 50 a.C., caratterizzato da paramento in opus reticulatum e basamento in conglomerato, accessibile tramite una breve scalinata di fronte alla quale si erge un piccolo altare rotondo; il secondo invece, di età augustea, è un ambiente rettangolare absidato in opera laterizia, con pavimento mosaicato a disegni geometrici bianchi e neri. Da notare i resti di 10 basi in opera cementizia con cornice inferiore di marmo lunense, destinate ad accogliere le statue onorarie di personaggi importanti: otto di esse si ergono lungo i lati lunghi, due, di grandezza maggiore, sono addossate all'abside. All'interno del vano, identificabile con l'Augusteum della città, ovvero il luogo di culto della famiglia imperiale, sono stati rinvenuti i frammenti di nove statue, costituenti un complesso unitario di manifattura locale; tra di esse, si annoverano figure femminili di oranti e offerenti, statue di togati, un ritratto di Augusto ed uno di Agrippa Postumo, oltre all'iscrizione che definisce Traiano restitutor coloniae.

Al centro del fianco SE del podio è addossato un grande basamento rettangolare in opera cementizia, rivestito con lastre di marmo blu e bianco. E' probabile che esso costituisse un altare eretto in onore della dea Feronia: ai lati di esso, infatti, sebbene di epoca anteriore, si possono notare due basi calcaree recanti le iscrizioni SALUS e FRUGIFERA, indicanti le prerogative della dea, nota infatti come divinità protettrice della salute e delle messi. A SE del podio, nell'angolo, si apre un piccolo ambiente sottostante alla basilica nel quale si deve riconoscere l'erario della città, in parte scavato nella roccia e in parte costruito. Da notare inoltre, proprio di fronte al grande basamento, un'alta base circolare in marmo decorata con festoni e bucrani, probabile sostegno di un tripode sacro. Verso W si staglia il portico, del quale rimangono in piedi pochi frammenti di colonna a fusto scanalato. Al di là di esso si aprono le tabernae, caratterizzate dai tradizionali banchi per la vendita: sono ancora visibili in situ i dolii per la conservazione del cibo e delle bevande ed alcuni pozzi.

A Sud si conservano i ruderi di un complesso termale, utilizzato dal I secolo d.C. fino ad epoca tarda. Nell'area sud-orientale del foro, è tornato alla luce un edificio repubblicano di ampie proporzioni orientato in senso EW, secondo una direttrice completamente diversa da quella del piazzale. Il complesso, certamente connesso con l'impianto originario del santuario, è caratterizzato da gruppi di piccoli vani rettangolari con murature calcaree, dotati di modesti focolari. Sul lato NE del foro un alto muro in reticolato separa quest'ultimo dall'area sacra. Addossato ad esso è  una grande e lunga vasca, mentre la sua parte superiore funge da sostegno dell'acquedotto, noto come Aqua Augusta. Quest'ultimo risale ai tempi della fondazione della colonia, ma fu ampiamente restaurato in epoca antonina allorquando nuove sorgenti alimentate dal Fosso Gramiccia, antico Capenas, vennero sfruttate e tutto il sistema idraulico venne rinnovato tramite un complesso sistema di tubi e condutture. Da un'iscrizione incisa su marmo sappiamo che esso alimentava la basilica, il tabularium, un balneum e un lacus, monumenti tutti identificati ad eccezione del secondo.

Il santuario di Feronia, a NE dell'area forense, in pessimo stato di conservazione, era costituito dal bosco sacro (lucus), dal tempio e da un grande altare, siti all'interno di un temenos in opera incerta. Per ciò che concerne il tempio, rimangono alcune tracce delle fondazioni a blocchi ed alcuni elementi relativi all'alzato come i frammenti di colossali colonne scanalate con capitelli corinzi-italici e parti del timpano e dell'architrave (collocati nella piazza del Foro). Nel grande basamento quadrato in blocchi di tufo posto presso il propileo va riconosciuto l'altare, di epoca repubblicana.

Percorrendo la strada che dal foro si diparte verso W si raggiungono i resti dell'anfiteatro quasi circolare, definito dal Bartoccini, suo scopritore, "uno scodellino" per le inconsuete minuscole dimensioni (l'arena misura 34,10 x 32,20). Esso era munito di due ingressi principali posti alle estremità dell'asse maggiore, nonché di aperture di servizio collocate lungo il muro anteriore del podio. Le murature sono a sacco con paramento in reticolato, probabilmente ricoperto da uno strato di intonaco. Le gradinate, del tutto scomparse, dovevano essere lignee. Da un'epigrafe inaugurale, rinvenuta nel corso degli scavi, sappiamo che l'anfiteatro venne costruito a proprie spese dal liberto M. Silius Epaphroditus, verso la metà del II secolo d.C.

A Nord dell'anfiteatro, ritornando verso l'ingresso degli scavi, si ergono i ruderi di un grande complesso termale. Anche se è difficile riconoscerne la pianta originale, si notano tuttavia le condutture fittili per la diffusione dell'acqua calda.

Immagini associate

Lucus Feroniae
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Lucus Feroniae: tempio repubblicano