Villa dei Volusii Saturnini

Lucus Feroniae - Villa dei Volusii Saturnini: atrio
Autore: Redazione GotellGo (Archeologia)
Creato il: 19/04/2010
Data Da: 01/04/1990
Data A: 01/04/1990
Pubblicato: Si
Licenza: Creative Commons License
Nazioni: Italy
: fiano romano
Posti visitati: Villa dei Volusii Saturnini
Parole chiave: Larario

A breve distanza da Lucus Feroniae, in direzione NE, su di un pianoro che si protende verso la valle del Tevere, sorge la villa dei Volusii Saturnini, potente famiglia senatoria di probabile origine picena. Capostipite della Gens Volusia era Quintus Volusius, attivo a Roma nel I secolo a.C., al quale va attribuita la fondazione della villa. Questa venne totalmente modificata nel suo impianto originario dal figlio Lucius Volusius Saturninus, personaggio di rilievo della classe dirigente augustea, il quale ricoprì importanti cariche a Roma e nelle province tra il 12 a.C. e il 23 d.C., noto anche per aver contribuito alla fortuna della colonia lucoferoniense, della quale veniva considerato patronus.

Il prestigio della famiglia non diminuì con Lucius Volusius Saturninus, figlio di Lucius, legato in seconde nozze con Cornelia, discendente dell'illustre famiglia degli Scipioni.

La fortuna della famiglia e conseguentemente quella della villa continuò ancora durante le generazioni successive: sembra infatti che l'ultimo rappresentante della famiglia sia stato un Lucius Volusius Torquatus, il quale ricoprì l'ufficio di console durante l'impero di Traiano.

Nella villa si riconoscono alcune fasi ben distinte: durante la prima, databile al 60-50 a.C., opera del menzionato Quintus Volusius Saturninus, essa assume l'aspetto di una lussuosa residenza signorile, caratterizzata da una serie di ambienti concentrati intorno ad un atrio, dall'hortus e da modesti impianti agricoli dai quali si può desumere come originariamente le attività produttive della villa fossero orientate prevalentemente alla coltivazione e lavorazione intensiva della vite e dell'olivo.

Tra la fine del I secolo a.C. e l'inizio del secolo successivo, la villa subisce invece, ad opera del primo Lucius Volusius Saturninus, notevoli modifiche ed ampliamenti, trasformandosi in una vera e propria azienda con annesso laboratorio schiavile, attestante lo sfruttamento agricolo della zona a livello industriale ed il passaggio ad un tipo di coltura intensiva, rivolta essenzialmente alla produzione di cereali e all'allevamento su larga scala. La villa si trasforma in un centro agricolo imponente, sfruttato tramite manodopera servile a basso costo e destinato ad alimentare i mercati di Roma (non dimentichiamo la presenza nell'Urbe degli horrea Volusiana).

Segue una fase tarda, posteriore all'epoca dei Volusii, contraddistinta da interventi modesti, legati per lo più ad opere di restauro e piccole migliorie, indizio di un periodo di innegabile decadenza del complesso che comunque presenta tracce di frequentazione fino al IV secolo d.C.

In epoca medievale, esso venne riutilizzato da una comunità religiosa, forse quella cistercense, la quale aveva creato un piccolo cimitero tra i ruderi della villa. A questo periodo risale anche la piccola Torre Casale, di forma quadrangolare, ancor oggi superstite, sita nell'angolo SE dello scavo.

Le prime testimonianze della villa vennero alla luce nel 1962, in occasione dei lavori realizzati dalla Società Autostrade lungo il tronco Roma-Firenze. Fino ad oggi sono stati scavati i settori più antichi della villa e l'area dell'ergastulum, mentre indagini sono ancora in corso verso SE, dove si sono riconosciuti alcuni ambienti connessi alle attività agricole della villa.

Il fulcro della domus repubblicana, collocata nel settore sud-orientale dell'area scavata, è costituito da un atrio centrale con impluvium e colonne in travertino (6 sui lati lunghi e 4 sui lati brevi) poggianti su uno stilobate dello stesso materiale, cui è addossata una canaletta in peperino, mentre il pavimento è  mosaicato in nero con inserimento di marmi colorati. Intorno ad esso si sviluppano gli ambienti residenziali, costituiti da una serie di vani di diversa grandezza e destinazione, caratterizzati dall'ottimo stato di conservazione e dalla varietà dei pavimenti musivi, spesso rifatti in epoca imperiale. Lungo il lato occidentale si aprono 5 ambienti, i maggiori dei quali erano probabilmente cubicoli, mentre il piccolo vano centrale quadrato, che in epoca imperiale fungeva da ambiente di passaggio tra l'atrio e il peristilio, costituiva invece, nella fase originaria, l'accesso monumentale alla domus. Si segnala il pavimento di epoca imperiale presente nel cubicolo adiacente al vano sopra menzionato verso N, con motivi a lacunari in bianco e nero riempiti con stelle, svastiche, quadrati ed altre figure geometriche. Il lato a settentrione dell'atrio ospita invece tre vani, nei maggiori dei quali si sono riconosciuti ambienti con funzioni di rappresentanza. Il più orientale è stato identificato come tablino, comunicante con l'atrio tramite una larga apertura divisa in tre parti da due pilastri simmetrici, e contenente all'interno due grossi banconi addossati alle pareti. Il pavimento a mosaico, di epoca imperiale, è costituito da un complesso di motivi geometrici in bianco e nero formanti rombi e quadrati di diverse dimensioni contenenti scacchiere ed ellissi intrecciate. Notevole anche il pavimento del vano di passaggio adiacente al tablino verso E, costituito da cubi policromi visti in prospettiva, risalenti alla fase repubblicana. Sul lato orientale dell'atrio si susseguono una serie di ambienti minori, tra cui delle stanze di soggiorno, un cubicolo ed ambienti di passaggio, i quali conservano le strutture originarie riconoscibili dai muri eretti con cortine in opera incerta. Si segnala in uno dei vani più piccoli, un cubicolo, la presenza di un pavimento repubblicano policromo, contraddistinto da una fascia con decorazione "a cassettoni" contenente uccelli, elmi, motivi vegetali e geometrici e da un riquadro incompleto con rombi visti in prospettiva. Ugualmente su questo lato, nell'ambiente più vicino alla Torre-Casale, identificato forse con una stanza di soggiorno, si conserva l'unico esempio di pavimento in opus sectile, costituito da crustae marmoree bianche circondate da listelli di pietra scura formanti un disegno a rombi inscritti in quadrati circondati da triangoli bianchi e scuri. Nelle immediate vicinanze della torre, a SW dell'atrio, si conservano i resti di un ambiente sotterraneo voltato, forse un criptoportico pertinente alla fase repubblicana della villa, accessibile tramite un moderno ingresso e attualmente utilizzato come deposito di materiale marmoreo recuperato nel corso degli scavi.

Nell'angolo orientale dell'area archeologica si colloca l'hortus che in età repubblicana, articolato dalla presenza di tre file di colonne sostenenti probabilmente un pergolato, assolveva a funzioni di giardino, mentre in età imperiale venne destinato a funzioni pratiche. Parte dell'area fu infatti ripartita, tramite muretti in reticolato, in diversi ambienti interpretati da alcuni studiosi come pertinenti ad un frantoio comprensivo di un locale in cui erano collocati i macchinari, di un lacus in cui concentrare il liquido dopo la spremitura, di un calcatorium per l'uva e di vasconi per la raccolta.

Sempre pertinente alla domus repubblicana è una grande cisterna sotterranea sita nell'angolo sud-occidentale della villa. Rivestita di opus signinum, essa era suddivisa internamente in quattro navate tramite tre file di pilastri quadrati. In epoca augustea la struttura venne parzialmente smantellata per consentire la regolarizzazione del nuovo piano di calpestio creato in occasione della costruzione del grande peristilio. Esso, eretto a cavallo tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C. presenta una struttura molto semplice, essendo costituito da un'ampia area di forma rettangolare, porticata lungo i lati occidentale, settentrionale e meridionale e adiacente, lungo il lato orientale, all'ormai trasformato nucleo dell'antica domus repubblicana. L'ordine architettonico utilizzato per le colonne quello dorico, mentre la pavimentazione è in cocciopisto. Sui tre lati del peristilio si aprono una serie di piccoli ambienti simili nelle dimensioni e nella struttura, caratterizzati da muri con cortine in opus reticulatum, soglie in travertino e pavimenti costituiti dalla nuda roccia. Essi sono da identificare con le cellette che probabilmente ospitavano gli schiavi del colossale ergastulum, da calcolarsi in almeno un centinaio. Alcuni di questi ambienti si distinguono per il carattere funzionale: uno infatti ospitava una grande scala lignea di cui si conservano i primi due gradini di appoggio in travertino; un altro, caratterizzato da pavimento in opus spicatum, va identificato con una latrina; in altri ancora sono collocate piccole vasche e macine per il grano.

Il vano quadrato sito al centro del lato occidentale si distingue invece da tutti gli altri per struttura e destinazione: addossato ai muri occidentale e settentrionale è un grosso bancone in opera reticolata e blocchetti di calcare, modificato in tre fasi successive, sul quale erano probabilmente collocate statue e busti marmorei, nonché varie iscrizioni in onore dei personaggi più importanti della Gens Volusia (al momento della scoperta si rinvennero ancora in situ gli elogia dedicati a Lucius Volusius Saturninus, che rivestì la carica consolare nel 3 d.C., e al figlio di questi, Quintus Volusius Saturninus, console nel 56 d.C., anche se certamente dovevano essere presenti molte altre iscrizioni). Al centro del vano è visibile il calco di una piccola ara di marmo su cui sono scolpiti a bassorilievo il lituo dell'augure e l'albero del bosco sacro degli Arvali, mentre sul lato sinistro sono collocati i calchi di un tavola rotonda neoattica ed un sedile, ambedue con piedi a zampa leonina. Va sottolineata infine la bellissima fattura del pavimento mosaicato con tessere bianche e nere disposte a formare una singolare decorazione: un grande campo circolare, campito con motivi geometrici convergenti verso il centro, è inscritto all'interno di una fascia con motivo a meandro, mentre nello spazio di risulta compare un intreccio di volute vegetali collegate con 4 crateri diversamente decorati.

L'ambiente analizzato va identificato con il larario della villa, l'ambiente destinato, cioè , al culto degli antenati e dei personaggi più importanti della Gens Volusia, dei quali si sono conservati alcuni ritratti e statue. 

 

 

 

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