Ritorno in Italia

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Autore: Rubino Saccoccio
Creato il: 06/11/2008
Data Da: 17/08/2008
Data A: 17/08/2008
Pubblicato: Si
Licenza: Creative Commons License
Nazioni: Kyrgyzstan
: dedemel
Posti visitati: Museo dell’Assedio di Leningrado, Chiesa della Resurrezione o del Salvatore sul Sangue Versato
Parole chiave: Pulkovo, Died Maroz

La partenza è prevista per le 18.30, Andrei si è offerto di portarci in aeroporto in automobile quindi decidiamo di spendere la mattinata per visitare ancora un po’ questa splendida città. Visitare il Museo Kunstcamera non è il caso perché richiederebbe troppo tempo, quindi optiamo per il Museo dell’Assedio di Leningrado, dove vengono mostrati i reperti e i documenti dell’assedio di circa 900 giorni subito dalla città di Leningrado e dai suoi abitanti da parte delle truppe naziste. Scendiamo alla fermata Alexander Nevskij della metropolitana e ci dirigiamo a piedi verso il museo, passiamo accanto alla chiesa della resurrezione ma chiamata del sangue versato perché innalzata sul punto in cui lo zar Alessandro II di Russia fu ucciso da un anarchico. Alessandro II fu uno zar riformatore molto amato dai Russi, quindi il figlio Alessandro III decise di crere un santuario in suo onore, la costruzione è molto diversa dagli edifici barocchi tipici di San Pietroburgo è infatti ispirato allo stile russo medievale come molte delle chiese di Mosca e infatti stona nel panorama artchitettonico di San Pietroburgo. Utilizzata inizialmente solo per cerimonie funebri in ricordo dello zar ucciso, dopo la rivoluzione d’ottobre è stata utilizzata come deposito, fino al restauro iniziato nel 1972 e durato 30 anni. La chiesa è molto bella, è interamente coperta di mosaici realizzati su quadri dei più importanti pittori russi, il pavimento è un mosaico di marmi italiani, il biglietto costa 300 rubli, quasi 10 euro, è tipicamente un luogo per turisti, forse si può apprezzare più in fotografia che dal vivo, comunque si capisce che ci trova davanti ad un opera di alto valore artistico. Anche qui per fare le fotografie ci vuole un sovrapprezzo, chi paga riceve un adesivo da apporre sui vestiti o sulla macchina fotografica, consiglio di andare sul retro della chiesa dove c’è la porta di uscita e farselo dare da chi esce. La curiosità è che la chiesa ingloba completamente una porzione della strada dove lo zar è stato assassinato, quindi si può vedere l’acciottolato originale dove è stato appunto versato il sangue di Alessandro II. Proseguiamo verso il museo dell’Assedio, non facilmente individuabile non ci sono folle di turisti, durante la nostra visita ci incontriamo al massimo turisti. Pago il sovrapprezzo per le foto perché sono curioso, anche qui nessuna scritta in inglese e il personale non parla inglese ma solo russo, il museo è stato costruito recentemete per volontà dei cittadini di San Pietroburgo per ricordare quei terribili giorni dell’assedio in cui morirono centinaia di migliaia di persone, un museo precedente ricchissimo di reperti fu smantellato da Stalin pochi anni dopo la fine dell’assedio. A me spiega un po’ mia moglie ma mi sarebbe piaciuto sapere di più, purtroppo abbiamo i tempi contati e dobbiamo fare in fretta. Ci sono reperti appartenuti ai nazisti, fotografie di come si viveva durante l’assedio, diari di persone che descrivono quei giorni tra cui il menu che una bimba, morta poi di stenti con tutta la sua famiglia, avrebbe desiderato mangiare una volta finito l’assedio ma in cui lei stessa si rendeva conto che sarebbe stato un desiderio irrealizzabile. Molto interessanti comunque sono i cartelli propagandistici antinazisti per la maggior parte disegnati da un giovanissimo allievo appena diplomato dell’accademia delle arti di San Pietroburgo che morirà solo pochi mesi dopo, ma il suo lavoro è notevole per produzione e qualità. Una delle custodi cerca di spiegarmi il significato di tre fotografie che ritraggono la stessa persona, una attrice, prima, durante e dopo l’assedio, sembrano tre persone diverse. Quella attrice ha comunque continuato a recitare durante tutto l’assedio perché la vita in San Pietroburgo è continuata con gli stessi ritimi di sempre, quindi concerti e rappresentazioni teatrali sono continuati, le compagnie teatrali dovevano di volta in volta formare nuovi attori visto l’alta mortalità degli artisti. Ci sono anche le fotografie della Via della vita sul lago ghiacciato Ladoga dove camion, non troppo carichi per non rompere la sottile crosta di ghiaccio, portavano viveri ai cittadini di San Pietroburgo, gli autisti venivano motivati dicendo loro che ogni loro viaggio rappresentava un giorno di vita di migliaia di persone. Terminata la visita la bigliettaia si è incuriosita e ha chiesto a mia moglie da dove venivamo, era molto orgogliosa che anche un cittadino straniero fosse venuto, lei è una delle persone che avevano avuto l’idea del nuovo museo e che l’avevano realizzata partendo all’inizio solo con semplici fotografie, poi con un passa parola tra i cittadini il museo si è arricchito di reperti che le persone custodivano in casa. Alla fine, molto contenta, ci ha regalato una fotocopia in inglese con alcune informazioni sul museo, consiglio quindi a chi va in visita al museo di chiederlo preventivamente. Torniamo velocemente nell’appartamento dove mangiamo pane e salmone offerto dal nostro angelo custode Andrei che ci accompagna in aeroporto con la sua efficentissima Lada Sputnik. Arriviamo in aeroporto circa tre ore prima del volo ma le passiamo tutte in coda: al controllo bagagli all’ingresso dell’aeroporto, al checkin, al controllo passaporti e al controllo bagagli a mano, non appena finalmente ci sediamo … chiamano per l’imbarco del nostro volo. I controlli russi sono molto serrati per paura di attentati terroristici quindi è consigliabile andare sempre tre ore prima invece delle consuete due. Il nostro volo parte con 10 minuti di ritardo, più che accettabili vista la situazione code. L’arrivo a Fiumicino un ora e mezzo dopo, per via del fuso orario, mette fine a una vacanza vissuta intensamente, ma la Russia è grande e solo San Pietroburgo merita ancora un’altra visita. C’è poi l’invito ad andare a trovare i suoceri del fratello di mia moglie che vivono nel nordest della Russia europea nel paese di Died Maroz/Nonno Gelo ossia il babbo natale russo, se rispamiamo abbastanza sarà la nostra prossima tappa russa.

Immagini associate

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