17 agosto. Marvao-Castelo de Vide-Amarante

Creato il: 30/06/2009
Data Da: 17/08/2006
Data A: 17/08/2006
Pubblicato: Si
Licenza: No
: Portogallo
Posti visitati: Amarante, Castelo de Vide, Marvao
Parole chiave: ponte di Amarante, vinho verde, regione del Minho, eliotrasformatori, vigneti, valle del fiume Douro, premio strada pił fiorita, Castello, borgo medievale di Castelo de Vide

Stamattina ci ritroviamo con Roy e Tin nella piccola sala con camino adibita a sala per la colazione: gli ultimi consigli di viaggio tra pane, cereali, miele e marmellate, sorseggiando tè e caffè e ci salutiamo.

Con la macchina lasciamo a malincuore Marvao, che stamattina splende sotto un cielo quasi libero da nuvole e con un’arietta pungente e profumata. Finora è il posto che ci ha colpito di più e non capiamo perché la guida lo definisca luogo austero: a noi è sembrato tutt’altro.

Da Marvao, dopo 12 km arriviamo a Castelo de Vide, un altro paese arroccato sotto un castello con un bel borgo medievale ancora vivo, cioè abitato da vecchietti e tanti gatti coi nastrini e campanellino al collo. Saliamo al castello: il panorama sui tetti del borgo e sulle colline circostanti è molto bello: in lontananza si scorge la stessa Marvao con le mura e il castello in cima alla collina. Passeggiamo per le strette vie del borgo, in cui notiamo in alcune delle targhe con la classifica per la migliore strada fiorita. Nella stradina vincitrice del 3 premio – sia nel 2000 che nel 2001 – un vecchietto fuori dalla porta di casa ci chiama per mostrarci dei sacchetti cuciti all’uncinetto profumati con mazzetti di lavanda che vuole venderci.

Ci perdiamo nei saliscendi delle viuzze alla ricerca del quartiere ebraico e dell’antica sinagoga, che quando finalmente troviamo è chiusa.
Dopo uno spuntino con baguette al tacchino consumato sulla panchina di un giardinetto pubblico ombreggiato, verso le 14 ci rimettiamo in viaggio, direzione nord. Passiamo presto dalla piatte pianure dell’Alentejo alle più alte colline della Beiras, regione centrale del Portogallo dove si trova la Serra da Estrela, la vetta più alte del paese. Il paesaggio cambia rapidamente sia nella vegetazione (pini, abeti larici al posto degli ulivi) che nella morfologia del suolo, man mano che si sale di altitudine. Qua e là notiamo anche zone colpite dall’incendio di cui avevamo avuto notizia dal telegiornale già in Italia.

In autostrada, superiamo Castelo Branco, Guarda, Viseu, Vila Real, Lamego e prendiamo la N101 verso Amarante. Quest’ultimo tratto è una strada più stretta e lenta a causa di qualche camion che la percorre. La strada sale di quota, mentre la temperatura scende a 19°C, e attraversiamo piccole località vinicole come Mesao Frio, Carvalho do Rei, Padronelo. Questi ultimi 37 km sono bellissimi: dall’alto della strada guardiamo in giù il fiume Douro che scorre e i vigneti a terrazza sui fianchi delle montagne, gli elio-trasformatori che sembrano vedette aliene nei punti più alti e i boschi tutt’intorno. Un panorama spettacolare.

Dopo 4 ore di viaggio finalmente arriviamo ad Amarante. Siamo nella regione del Minho, terra di produzione del vinho verde.
Rispetto a quanto riportato sulla guida, che descrive Amarante come posto incantevole, la prima impressione non è delle migliori: l’aspetto generale è quello di una località di provincia con strade grigie e negozi squallidi. Visti i sensi unici e i divieti, lasciamo la macchina un po’ fuori e andiamo a piedi all’ufficio del turismo situato vicino alla chiesa di S. Gonçalo, patrono delle zitelle.

Come alloggio optiamo per l’Albergaria Dona Margaritta, un hotel 4 stelle sulle rive del fiume Tamega che costa come la pensao a 2 stelle di Estremoz! L’interno dell’hotel è un mix tra arredo monastico/sagrestano con qualche suggestione colonial/decadente, ha un suo stile insomma! E poi è pulito e centrale col parcheggio vicino.

Dopo una breve rinfrescata ce ne andiamo verso il centro alla ricerca del ristorante A Quelha, consigliatoci in hotel come posto in cui si mangia bene spendendo poco, ma, lungo la strada, oltrepassato il ponte, ci imbattiamo in un buchetto con pochi tavoli e sgabelli di legno, cipollotti e ceste appese con prosciutti, salsiccette e vinho verde in bella vista. È il Don Rodrigo Wine Shop, dove si possono degustare i prodotti locali. Ci fermiamo qui e ordiniamo un mix di tutto. Meraviglioso: presunto dolce, charisa (porco cotto nel vino tinto), mixtura (formaggio di vacca-pecora-capra), una specie di lonza, olive verdi e nere, e poi vinho tinto, verde e branco.
Dopodiché ci sediamo alla Pasticceria Ponte per assaggiare i famosi dolcetti del posto, fatti con uova e zucchero, ma sono un po’ troppo dolci per i nostri gusti. Ripassiamo sul ponte per tornare all’hotel. Bella la vista: il fiume verde e placido immerso nel verde, le papere, le canoe, i tetti delle case.